José María del Nido Benavente,
ex-presidente del Sevilla Futból Club (2002-2013)
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Le
ombre sull'avvocato José María del Nido Benavente si addensano già in tempi
remoti, molti anni prima della sua nomina a presidente dei Nervionenses biancorossi: una delle cause è la
militanza (goffamente occultata in tempi più recenti) nel partito di estrema
destra Fuerza Nueva. Nella famiglia
del Nido, la fede calcistica e i raffinati ideali politici si sono tramandati
con rigore e fedeltà: il padre José María del Nido Borrego fu vicepresidente
della società nel 1971, nonché alla guida della sezione sivigliana del suddetto
partito e, nel 1977, candidato senatore per il partito neofranchista Alianza Nacional 18 de julio (inquietante
coalizione risultante dalla fusione di Falange
española de las Jons e Fuerza Nueva).
Pertanto, nel 1978 il ventunenne pargolo decideva di rendere orgoglioso il
genitore partecipando al pestaggio di Jesús Damas Hurtado, un militante del Partido de los Trabajadores de Andalucía,
fatto per cui sarà poi processato.
D'altro
canto, indiscutibili sono i successi in ambito sportivo e amministrativo. Nell'agosto
del 1995, in
qualità di vicepresidente affronta la torrida estate in cui il club viene
escluso dalla massima serie per non aver presentato in tempo utile le garanzie
finanziarie necessarie all'iscrizione al campionato; ciononostante, l'abile e
intrallazzante del Nido riesce a ovviare alla sanzione e ottiene
addirittura l'ampliamento del numero delle squadre ammesse alla Primera División: da 20 a 22.Nominato presidente il 27
maggio 2002, inaugura il suo mandato impugnando la rovinosa situazione
finanziaria del club: sana 40 milioni di debiti del club attraverso la vendita
degli assi più quotati (Reyes all'Arsenal nel 2004, Julio Baptista e Sergio
Ramos al Real Madrid nel 2005) e allestisce una rosa carica di talento,
allenata da Juande Ramos (in seguito sostituito da Manolo Jiménez) e composta negli
anni da ottimi elementi come il portiere Palop, gli emergenti e spensierati Dani
Alves, Keita, Darío Silva, Jesús Navas e i più esperti Poulsen, Maresca, Diego
Capel, Renato, Kanouté, Luis Fabiano, Adriano, Chevantón, oltre allo sventurato
canterano Antonio Puerta. Dopo 58
anni di digiuno, del Nido traghetta la squadra al raggiungimento di alcuni
storici trionfi. In campo internazionale, il club conquista per due anni
consecutivi la coppa Uefa: il 10 maggio 2006 archivia la finale del Philips
Stadion di Eindhoven con un roboante 4-0 sul malcapitato Middlesbrough di
Massimo Maccarone, e l'anno dopo si conferma campione nello scontro finale,
tutto spagnolo, di Hampden Park (16 maggio 2007), battendo ai rigori l'Español.
Dentro i confini
nazionali, il Sevilla sfida e sbaraglia più volte l'iniqua concorrenza delle
superpotenze della Liga: il 25 agosto 2006 soffia la Supercoppa Europea al Barça, con un
indigesto 3-0; nel 2007 vince la Copa del Rey nella finale giocata al Santiago
Bernabeu, liquidando il Getafe, e la Supercoppa Spagnola contro il Real Madrid; nel 2010 ostenta la
conquista della seconda Copa del Rey al Camp Nou, superando l'Atlético Madrid.
Il
temerario presidente, entusiasta della propria creatura e inebriato dall'inimmaginabile
successo, a fine 2010 lancia una nuova sfida – destinata a fallire
fragorosamente – ai colossi del calcio spagnolo, capeggiando la cosiddetta Revolución Delnidista, una egualitaria dichiarazione di guerra
a Madrid e Barça per una più equa suddivisione dei diritti tv; il fallimento
del robinhoodiano Delnidismo e della
strategia politica del club contribuisce al calo degli investimenti del club
dal 2011, e con essi al crollo del rendimento della squadra, sino a quel
momento in pianta stabile nell'Europa che conta. Ma il congedo del presidente è vincolato a
questioni extrasocietarie: infatti, l'annuncio segue di quattro giorni una
sentenza definitiva di condanna, emessa dal Tribunale Supremo a carico di del
Nido, a sette anni di detenzione per il coinvolgimento in una torbida trama di
corruzione del Municipio di Marbella. Il presidente del Sevilla FC, nonché
azionista e consigliere delegato del gruppo che detiene il 35% della proprietà
del club, è stato, nel recente passato, intimo amico e avvocato degli
ex-sindaci di Marbella Jesús Gil (celeberrimo e discusso presidente
dell'Atlético Madrid tra il 1987 e il 2003) e Julián Muñoz, con i quali si immerge
per anni in un variopinto intrigo criminale movimentato da corruzione,
falsificazione di fatture, peculato e irregolarità varie nella gestione di
appalti municipali.
Così
ieri è andato in scena un dissonante concerto sivigliano: lo straziante
discorso di commiato del presidente dimissionario terminava con un vigoroso,
ricinato e triplice ¡viva el Sevilla!,
armoniosamente impastato con la linea melodica in contrappunto all'esterno del
Sánchez-Pizjuán, dove la turba ringhiava Del Nido, ratero, dónde está el dinero?
Duca