24 marzo 2014

La misma historia de siempre

Cartoline di stagione: 33° turno 2013-14

L'orchestra blaugrana
La cartolina che arriva da Chamartín è in realtà un romanzo. Si può aggiungere: un capolavoro. E' mancato qualcosa? No. Come al solito, più del solito. Perché anche il risultato - in un match raramente avaro di emozioni - è inedito. In 258 sfide, non era mai capitato che il Barça vincesse 4:3 - due volte, invece, c'erano riusciti i Blancos, nel 1942 e nel 1959, siempre a Madrid.

Clásico indimenticabile. Settanta minuti - fino alla rottura dell'equilibrio, a causa di un calcio di rigore inesistente assegnato ai catalani - di apnea, all'alto grado di intensità agonistica che di questo confronto è ingrediente scontato. L'esegesi tattica è un azzardo, e può essere esercitata (ma è esercizio facile) solo per il ritaglio di partita disputato dal Barcellona in superiorità numerica. Quando, cioè, ha potuto impadronirsi del campo, costruire e gestire il risultato che cercava.
La sarabanda del primo tempo sfugge invece a qualsiasi tentativo di analisi. Si è giocato a ritmi infernali e (a memoria) senza precedenti; imposti soprattutto dal Real, al sempiterno scopo di impedire sgomitolamenti e narcotiche tessiture, ma questa volta provando a togliere immediatamente lo spartito dal leggìo. Così, dopo sei minuti di inesausto pressing a tutto campo, c'è la prima pausa di riflessione dei bianchi, e il Barça decide di ipnotizzarli. Cristiano si lamenta, è andato giù da solo in area invocando - come siempre - il penalty. Innervosisce i suoi, o semplicemente li distrae. Si riprende, c'è un contrasto sulla tre quarti ma il cuoio rimane tra i piedi di Busquets. E' qui che inizia la sinfonia, sono passati cinque minuti e sedici secondi dal fischio iniziale. Lezione di tiqui-taca (in un crescendo impressionante di fischi), i tocchi sono in totale ventiquattro, Messi è andato su e giù, è andato e tornato, il penultimo tocco è il suo, un taglio perfetto e profondo per Iniesta, che controlla di sinistro e di sinistro scaraventa all'incrocio. Come cicale spaventate, i madridisti sulle tribune tacciono, e da dietro il loro silenzio si alza l'urlo dei barcellonistas concentrati nell'apposito quadrante del Bernabéu. In poco meno di un interminabile minuto, l'universo del football ha potuto ripassare la forma e le ragioni di tutta una recente epopea blaugrana.

Benzema: spreca e poi vanamente rimedia
La furibonda reazione del Real si aggrappa alla propria maggiore possanza fisica e alla simmetrica leggerezza difensiva del Barça e alla sua discontinuità. Dopo venticinque minuti, Benzema ha disposto di sei palloni abbastanza comodi, e due li ha spediti in rete. Nel contempo, Messi ha ciabattato ingloriosamente il possibile raddoppio. Così il match è girato, e vorticosamente, ma rigira ancora quando Leo - intermittente e ispiratissimo - trova fessure nelle quali imbustare prima un assist per Neymar (che naturalmente cade appena ricevuto il pallone) e poi, sui rimpalli conseguenti, un rasoterra che imbocca l'unica traiettoria sgombra nell'area affollata. Segue una fase di scompiglio innescata dal solito Pepe: spintoni e quant'altro, ma l'arbitro ancora non è entrato nel vivo della rappresentazione. Come che sia: due a due, palla al centro, primo tempo in archivio.

La ripresa è meno scintillante, come ci si poteva attendere. La domina il ventitreesimo uomo in campo, Alberto Undiano Mallenco, male assistito dai suoi collaboratori. I suoi errori, catastrofici la loro parte, sono meno spettacolari di un'occasione gettata al vento, forse frutto di uno sfiancante andirivieni, anche lui ha corso e parecchio, sebbene nessuno lo tenga in conto o se ne accorga. Undiano Mallenco sarà considerato, alla fine della corrida, il bieco responsabile della sconfitta madridista. "La misma historia de sempre", sospira con un twit Arbeloa. Tutti sanno che Neymar decolla al minimo spostamento d'aria provocato dal movimento dei corpi, ma Undiano non se l'è ricordato; forse perché sapeva di avere appena donato un penalty a Cristiano, inciampato sui garretti di qualcuno fuori dall'area di rigore; e poco prima, il suo compare aveva tenuto bassa la bandierina quando Benzema è stato liberato da Bale - al termine di una progressione devastante - in posizione non problematica di off-side. Poteva essere il tre a due, ma il gatto era già sazio quanto basta. Quindi, come siempre, il 'fattore arbitrale' incide, ma non spiega. Ieri sera è parso incidere le sue sentenze in una bolgia di accadimenti casuali, senza fortuna. Bolgia che terremota o quasi la Liga, sicché il piano su cui pareva inclinata si è raddrizzato. Tre squadre in lizza, ma giocano su due tavoli. Il Real ha esaurito gli scontri diretti, senza vincerne uno solo. Alla 38ma c'è Barcelona-Atlético, a Camp Nou. Dio voglia che sia la sfida decisiva.

Mans
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