20 giugno 2013

Quattro a tre

19 giugno 2013, Arena Pernambuco, Recife
Shinji Kagawa mette la firma
Ogni tanto nei tornei ci scappa una partita divertente, magari un po' pazza. Ieri notte leggibilissima: Cesare ha sbagliato formazione ed è stato travolto dal ritmo e dal pressing asfissiante dei nipponici. Riconosciuto l'errore e cambiati i due uomini che ne avevano squilibrato l'assetto, piano piano la squadra si è ritrovata, non senza fatica e non senza lasciare comunque una sensazione di fragilità di fondo. Ultima mezz'ora da incubo, con i giapponesi scatenati e una difesa italiana sempre in affanno, perennemente con un uomo in meno nelle situazioni di gioco.

Gli asiatici sciupano lo sciupabile e forse anche qualcosa di più, e, come nemesi vuole, prevale, in fine, il nostro cinismo. Meritava il Giappone: il risultato è bugiardo, ma portiamo a casa la qualificazione alle semifinali, secondo atavica tradizione di sofferenza nei gironi. Apprezzabile è solo il carattere con cui la squadra ha reagito e ha strappato il risultato. Il resto "gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare", come dicono a Ponte a Ema: Mario non ha ricevuto una palla decente in tutta la partita, se non dall'arbitro quando gli ha mostrato il dischetto; il centrocampo non solo non ha costruito ma non ha nemmeno fatto filtro; la difesa è stata spesso inguardabile.

L'incornata del 3:3 di Shinji Okazaki
Emergono i difetti (per i pregi accontentiamoci degli sprazzi offerti col Messico) di fondo dell'impianto dell'XI di Prandelli: la rinuncia al gioco sulle fasce; l'assenza di un trequartista di qualità alle spalle di due punte; il 4-3-3 rimane vagheggiato, anche per gli esiti modesti degli esperimenti; il possesso palla di qualità tende alla sterilità quando si gioca con l'alberello di natale. Se poi aggiungiamo l'assenza di condizione, la squadra scade a compagine modesta, dominabile da qualsiasi ciurma arrembante, come è successo ieri.

I meriti di Zaccheroni San sono evidenti, ma la domanda di fondo rimane: come mai i nipponici correvano come matti al 95' mentre i nostri erano con la lingua di fuori da una buona mezz'ora? L'umidità all'80% di Recife la soffrivamo solo noi? E non tiriamo in ballo le "fatiche" del campionato, per cortesia, perché la Serie A non è un torneo atletico fondato sulla corsa; si gioca a ritmi bassissimi, quasi da fermi: è semmai una tenzone isterica dove il gioco è costantemente spezzettato dai duelli rusticani tra i vari galletti tatuati per la precedenza ai semafori, in un clima di rissa continua.

I rapinatori
Detto questo, sabato notte c'è la vedremo col Brasile, col quale rischiamo pure di vincere, data la modestia attuale della Seleção. Soffriremo dannatamente il loro gioco sulle fasce, questo è sicuro, ma se riusciremo a contrarli lì, loro non potranno che affidarsi al lancio lungo di David Luiz per la testa dei nostri centrali. A quel punto dovremmo cercare di imbeccare con qualche palla decente il nostro Mario. Su Neymar non marcatura a uomo ma gabbia tra De Rossi, Abate e Barzagli. E un bel segno della croce (a proposito, Cesare dovrà confessarsi in settimana perché è stato più volte beccato dalle telecamere in labiali sacrileghi inequivocabili).

Per il resto, ho sbagliato completamente il pronostico sul Messico, inferiore a tutte le attese. La Spagna sembra più tonica del previsto (e non venitemi a dire che la Liga è meno atletica della Serie A ...) ma l'allenamento di stasera contro i turisti che vengono da Tahiti non ci darà altre indicazioni. Gli unici punti interrogativi ancora aperti saranno sciolti dalla partita di stanotte tra uruguagi e nigeriani: i primi sono apparsi troppo brutti per essere veri, i secondi sono ancora tutti da scoprire nella loro attuale consistenza.

Azor
19 giugno 2013, Arena Pernambuco, Recife
Italia - Giappone 4:3
Tabellino | HL | FM