14 giugno 2014

Fine del ciclo o fine di un picnic?

Cartões Postais do Brasil 2014

A freddo, ripensando alla clamorosa batosta rimediata dalla Roja. Dopo aver ascoltato discorsi da bar, grondanti di soddisfazione. Dopo aver rivisto le cinque frustate all'orgoglio di un XI onusto di onusti campioni e alla storia del calcio degli ultimi anni. Dopo aver compulsato gli annali, ma anche dopo aver fatto mente locale alle decine e decine di giovani pedatori che potranno subentrare (futuris temporibus) a quelli che il Marquis ha accompagnato in Sudamerica per difendere il titolo e arrivare dove nessuno è mai riuscito perché è probabilmente impossibile riuscirci.

Dopo tutto ciò, dico che non è sempre oro quello che luccica. Sembrava un bel picnic spagnolo, David Silva stava per mettere in frigo il gelato; un pomeriggio caldo, sì, con nubi che viaggiavano all'orizzonte, sì, ma tutto pareva andare (come sempre) per il meglio. Si stava lì ancora un'oretta e poi si tornava in albergo. Del Bosque ridacchiava, vedendo giocare i bambini. Ma ecco, improvviso e inaspettato, l'acquazzone, il tornado, la tempesta tropicale o quel che volete. Tutto spazzato via: il risultato, le sicurezze spagnole, il record di Casillas. Fine di un ciclo? Direi, semplicemente: fine del picnic. Sino a quel momento tutto era (come sempre) sotto controllo. Poi l'uragano. A volte capita. Di rado, ma capita.

Mi attendo una reazione alta, vibrante, spettacolare. Auspico un ottavo da infarto tra Brasile e Spagna. Nel nome del calcio, naturalmente. E mi inchino alla meravigliosa maturità agonistica di Arjen Robben, schierato da punta, senza più obbligo di partire dalla fascia destra, a eseguire quella sua unica, certo a volte irresistibile giocata, ma ormai da tutti ben conosciuta.

Libero di correre lungo ogni traiettoria possibile, l'olandese è tornato bambino.

Mans