In ripa Arni
Ha vinto tre a zero la Fiorentina ieri sera e questa, per la stagione appena iniziata, è una notizia. Che siano stati davvero i pantaloncini neri e il nuovo main sponsor (come va di moda dire ora) a portare fortuna? I giornali di Firenze oggi titolavano tronfi: "Inter al tappeto"; "Inter annientata"; "Viola superbi, Inter distrutta" e via su questo tono. Ho visto la gara, naturalmente e ho gioito per metà: la metà del tifoso che alberga in me e che talvolta travolge l'altra metà, quella un po' meno esagitata e più amante del calcio in quanto gioco bellissimo.
È vero, la partita è stata giocata bene e la vittoria non è mai stata in discussione, ma non ho visto nessuno travolgere nessuno. Non ho visto ancora la Fiorentina spettacolare dei primi diciotto mesi montelliani. Quella di ieri è, a mio avviso, una vittoria frutto di alcuni fattori concomitanti e piuttosto casuali. Il primo fattore è Mazzarri. Il secondo è il tema calcio nella sua sostanza costitutiva e il terzo è il fattore C come casualità, appunto. Partiamo dal primo: schierare la difesa a tre contro l'attacco della Fiorentina in cui manca un vero centravanti e, gioco forza, Montella deve far svariare Cuadrado come e dove vuole il colombiano, è un suicidio tattico annunciato. Ma insomma, come puoi opporre tre giganti più statici dei bronzi di Riace dinanzi a un ragazzino del '93 e a un altro che si è costruito l'ingaggio sulla capacità di saltare l'uomo in un centimetro quadrato? Mazzarri ieri sera non ci ha capito molto così come non ci ha capito molto quando ha schierato i due mediani davanti alla difesa a tre opposti a Aquilani e Pizzarro che scendevano a turno a prendersi la palla da Gonzalo Rodriguez e facevano ripartire la manovra viola dalla tre quarti. Osvaldo e Icardi sono molto bravi, ma hanno predicato nel deserto per tutta la partita stritolati dai centrali della Fiorentina. In occasione del gol di Tomovic poi, si è vista una difesa, quella nerazzurra, che sembrava appena acquistata all'Ikea, ma ancora da montare; segno evidente di una mancanza totale di autostima e motivazione. Cosa avrà detto Mazzarri nell'intervallo?
Il secondo fattore dicevamo è il tema costitutivo del calcio stesso, ovvero il calcio è un gioco di squadra e noi italiani per troppi anni, come dice Arrigo Sacchi, lo abbiamo interpretato come gioco individuale. Partiamo dal singolo per arrivare alla squadra. Atteggiamento ormai intollerabile. L'errore che ha fatto Mazzarri ieri sera, e forse lo fa imperterrito da quando allena, è quello di basare tutto sull'individualità, sulle capacità dei giocatori che hanno più talento, senza adattare mai il gioco della squadra al materiale a disposizione. Non sembra elastico e ieri è stato punito. Ma al tempo stesso se Babacar non trova quel gol bellissimo, frutto di un colpo estemporaneo (certo voluto, ma inventato al momento), non sono così sicuro che avremmo vinto con facilità la partita. Ed è qui che entra il terzo fattore. Quello che dovrebbe suggerire più cautela ai pennaioli in ripa Arni. Contro il Genoa la Fiorentina aveva creato di più e espresso un gioco più spettacolare, più offensivo, più positivo. Contro il Sassuolo pure e anche a Torino la Viola aveva fatto girare palla molto bene verticalizzando sempre al momento giusto. Ma ieri la Fiorentina ha vinto tre a zero contro una delle dirette concorrenti per la qualificazione europea. Ecco qual'è il metro di giudizio di noi calciofili italiani: il risultato. Conta solo quello e tutte le valutazioni a posteriori dipendono da quello. La Fiorentina ha forse svoltato ieri e il suo campionato ricomincerà dai tre gol rifilati all'Inter. Noi però dobbiamo cambiare prospettiva una volta per tutte e guardare oltre il risultato perché se non ci riusciamo il nostro calcio è destinato a morire di morte lenta e dolorosa.
Cibali