7 novembre 2014

Sbandate inglesi

Fettine di coppa: quarto turno 2014/2015

Anthony Vanden Borre, difensore belga e colonna dell'Anderlecht:
doppietta all'Emirates
La parte migliore della coppa si è tagliata all'Emirates. La partita viaggiava incontro al suo scontato e inesorabile destino (i Gunners conducendo di ben tre gol contro nessuno incassato sull'Anderlecht), e a quel punto la difesa dell'Arsenal ha imbandito la tavola. I belgi hanno spazzato via tutto (pane e companatico), rimontando e pareggiando. Colpa di Wenger. Wenger sa, dovrebbe sapere che, se vince largo, va messo in campo Podolski. Sono quegli spicchi di partita in cui i gol non contano più; una situazione nella quale Poldo va a nozze, perché non ha responsabilità di segnare gol decisivi ma l'abitudine di segnare (con pochissime eccezioni) gol inutili, e scommetto che l'avrebbe fatto anche martedì sera. E invece Wenger lo manda dentro sul 3 a 2, quando ormai ogni certezza traballa. Puntuale, il glorioso Anderlecht lascia i londinesi con l'amaro in bocca, e anche i followers meno accesi saranno andati a dormire malmostosi e accigliati.

Se l'Arsenal non brinda, il City ha mostrato ancora una volta (e ogni volta si pensa che sia un caso, ma non lo è) le sue enormi difficoltà a incontrare e contrare squadre non inglesi. Si comporta come il tizio che, isolato alla festa perché non conosce nessuno, finisce ugualmente per ubriacarsi ed essere ricordato dagli altri per la brutta figura. Quattro partite, due punti: uno all'Etihad con la Roma (e s'era ben scritto qui, a fronte degli entusiasmi indigeni, che i Citizens non erano e non sono un test probante, se un XI emergente vuole misurare il proprio spessore europeo), uno a Mosca (dove ne ha regalati due). Ora il CSKA è tornato pienamente in gioco, e ospiterà la Lupa in un inaspettato (dai nesci) match senza appello. Il ricordo della goleada maturata all'Olimpico non deve suscitare facili pronostici; a Mosca ha visto sorci verdi anche il Bayern.

Tra le sbandate inglesi, più sbandato di tutte (dissolto, estinto, rottamato) pare il Liverpool. Mai nella storia, credo, i Reds hanno considerato se stessi battuti in partenza, qualunque fosse l'avversario; mai credo abbiano giocato con il principale intento di limitare i danni. Sono andati al Bernabéu con questa predisposizione di spirito, ne sono tornati con un solo gol sul groppone. Rodgers ha risparmiato a un po' di gente la figuraccia, e tenuto i suoi 'assi' freschi per il Chelsea, annunciato ad Anfield per sabato a mezzogiorno. Mou, infatti, non ha apprezzato la mossa (ma questo suo sistematico mettere il naso nelle faccende altrui è sempre molto irritante). Facile parlare per lui: può spacciare per turn-over qualsiasi cambio di formazione. In Slovenia si è dovuto accontentare d'un pari, ma è stato un allenamento agonistico. Altissimo, a questo punto, è il 'rischio' di avere due sole inglesi al via degli ottavi.

Infine, la Juve. Fosse stato, quello coi greci, scontro a eliminazione diretta, oggi sarebbe fuori. Soprattutto, la fatica tremenda con cui viene a capo di partite che ci si aspetta vinca facilmente (il che fa da pendant alla facilità con cui perde, di misura e alla fine, quelle molto equilibrate) dovrebbe finalmente indurre a moderare le attese. La qualità del gioco è modestissima, affidata ormai essenzialmente al talento dei singoli; il ritmo è basso (per gli standard europei, s'intende). Conosciamo bene e abbiamo pochissima stima del suo allenatore, uno che sul campo di allenamento ha poco da dire, da dare e da insegnare - figuriamoci alla vecchia guardia bianconera, che coincide o quasi con tutti i titolari. Comunque, gli ottavi sono un obiettivo raggiungibile, a questo punto. Ma anche quest'anno c'è da temere che oltre non si possa andare; e forse sarebbe alla lunga più utile a tutti (anche a Juve e Roma) restare in Europa sì, ma in Europa League.

Mans