29 novembre 2014

Disfatte teutoniche

Fettine di coppa: quinto turno 2014/2015

25 novembre 2014, City of Manchester Stadium
Il n° 16 è quello del Kun. Il minuto è il numero 91
Turno europeo senza particolari clamori se non il risultato sfuggito di mano per deconcentrazione al Bayern in quel di Manchester. Il Pep in sala stampa non ha usato eufemismi, denunciando la qualità fecale del gioco sciorinato dai suoi negli ultimi dieci minuti. Certo, l'Aspide - al secolo, Sergio Leonel Agüero del Castillo - ci ha messo del suo per rendere sanguinosa la sconfitta dei bavaresi; ma si è trattato di un mero calo di concentrazione, perché anche in dieci per settanta minuti i Roten hanno dominato, dando l'impressione di poterlo fare anche in nove, tante sono ormai l'applicazione tattica e le conoscenze acquisite dalla squadra (che oltretutto vanta, non andrebbe dimenticato, numerose assenze).

Se si scorrono i tabellini, però, emerge un dato inusuale. Le sei squadre tedesche ancora in lizza nei due tornei hanno perso tutte, a parte il Mönchengladbach, che ha strappato un pari in rimonta al Madrigal (2:2). Per il resto, tre sconfitte in casa e due fuori. Lo Schalke di Di Matteo è stato rullato senza pietà dal Chelsea (0:5) nella propria Arena (AufSchalke). Il Wolfsburg è stato infilzato dall'Everton (0:2) nell'altrettanto propria Volkswagen-Arena. Il Bayer Leverkusen ha fatto una sgambata con il Monaco nella BayArena (curioso che siano i teudisci a farsi custodi dell'etimologia classica ...), perché già qualificato (0:1). Del Bayern abbiamo detto (2:3). All'Emitares ha perso in modo rotondo ed inequivocabile anche il Borussia di Kloppo (0:2). Certo, si potrebbe argomentare che alcune squadre erano già sicure o quasi della qualificazione. Ma non tutte: lo Schalke è mezzo fuori dagli ottavi di CL, il Wolfsburg rischia moltissimo e nemmeno il Mönchengladbach è ancora sicuro del passaggio ai sedicesimi di EL.

Non siamo degli statistici, ma una disfatta teutonica come quella di questo turno ha pochi riscontri nel passato. E se anche avessero preso sotto gamba l'impegno, la brutta figura rimane e mostra come la "serietà", la "professionalità", l'"impegno" siano relativi ad ogni latitudine, anche a quelle di paesi che vengono ritenuti più seri di altri - spesso, come in questo caso, più per luogo comune che per fondatezza. Le inglesi avevano sbandato nel turno precedente: in questo hanno ammaccato (Arsenal, Chelsea, City ed Everton) l'orgoglio teutonico. Le competizioni europee sono affascinanti anche per tali incostanze: nessun risultato è scontato in partenza. Tutti gli XI (o quasi) si battono per vincere. Pochissimi regalano qualcosa. Anche se spesso modeste, le partite europee mostrano comunque quasi sempre grande impegno agonistico. E' il caso anche dei moscoviti del CSKA, ovviamente, o degli spartani praghesi, per dire delle avversarie più ostiche delle italiane in questo turno.

27 novembre 2014, Stadio Olimpico, Torino
Mathew David Ryan domina lo spazio aereo nell'area fiamminga
Il Toro è stato fermato da una saracinesca a nome Mathew David Ryan, che è venuto dalla sperduta Plumpton, nella terra dei canguri, per mostrare anche all'Olimpico, sub Alpibus Pedemontis, che il Club Brugge Koninklijke Voetbalvereniging non si libra per caso nelle alte sfere della Jupiler League 2014-2015. Roma e Torino dovranno attendere l'ultima giornata per guadagnarsi o meno il passaggio ai turni invernali. Il Napoli vi è già approdato, i Granata quasi. La Roma rischia invece assaissimo: ai Citizen basterebbe anche fare un solo golletto (magari di Aguero) e non prenderne due per festeggiare. La Juventus invece è finalmente riuscita a vincere una partita europea fuori casa dopo lungo digiuno: ma lo ha fatto, e non senza estenuazioni, contro la compagine più debole del girone (che ha messo insieme solo 3 punti finora): adesso stampa e tifosi beoti di Madama vagheggiano addirittura il primato nel girone; fossi in loro mi accontenterei di passare il turno e di accendere un cero di buona libbra per evitare di beccarsi il Bayern, il Chelsea o il Real nel sorteggio prenatalizio.

I due club nostrani che sembrano aver preso sul serio l'Europa sono invece la Fiorentina e l'Inter. Per carità, gli avversari di girone sono poca cosa anche per il calcio italiano. Ma è evidente che Montella e Mancini (e in precedenza Mazzarri) hanno ricevuto imput precisi dalle rispettive dirigenze. Per i Viola - va dato merito - l'impegno nelle coppe è una tradizione antica, sin dalla sfortunata finale di Coppa dei Campioni del 1957 al Bernabeu o dal trionfo in Coppa delle Coppe nel 1961: raramente si è vista la squadra non battersi in campo europeo. Oltretutto, quest'anno sembra giocare meglio in EL che in campionato. L'Inter ha impattato due volte solo con il Saint-Etienne, ma per il resto ha spezzato le reni a islandesi, azeri e ucraini. Giovedì sera a San Siro si è vista la solita squadra bislacca nel primo tempo, ma finalmente anche una reazione morale nel secondo, con qualche bello sprazzo di gioco, anche da parte di un pedatore anarchico come Fredy Alejandro Guarín Vásquez. Mancini ha ancora tanto da lavorare, ma l'EL potrebbe essere il set adatto per fare crescere la squadra. Vedremo.

Azor