Con i trofei |
Quanto al primo punto, basti ricordare il mercato che Mancini concordò con Giacinto Facchetti e Gabriele Oriali nell'estate del 2004, al suo arrivo in nerazzurro. Furono ceduti: Cannavaro, Pandev, Kallon, Farinós, Bréchet, Pinilla, Ümit Davala, Dellafiore, Guly, Zicu, Helveg, Buruk, Almeyda, Lamouchi, Sorondo, Adani, Dalmat, Choutos e Fadiga, tra gli altri. E acquistati - si noti, per soli 3,5 milioni di euro: Burdisso, Zé Maria, Mihajlovic, Cambiasso, Verón, Favalli, Davids e Carini. Questo per dire che, nemmeno allora, difettavano nella rosa le vecchie glorie, i mesti ronzini e la mediocrità di molte figurine, e che Mancini seppe suggerire, anche negli anni successivi, acquisti azzeccati: nel 2005, quelli di Samuel, Pizarro, Maxwell, Julio Cesar, Figo; nel 2006, di Ibrahimovic, Vieira, Maicon, Grosso e Crespo; nel 2007, di Chivu.
Si potrebbe pensare che tutto ciò fu reso possibile da disponibilità finanziarie ora inimmaginabili. Ma ciò è vero solo in parte. Il bilancio dei trasferimenti dell'intero quadriennio di Mancini segnò infatti un disavanzo contenuto a soli 28,8 milioni di euro. Dispendioso è stato semmai il biennio di José Mourinho, che fece subito i capricci per avere in rosa un fenomeno come Ricardo Quaresma, costato da solo 24,6 milioni. José ha vinto la Champions per meriti propri ma anche grazie al mercato faraonico seguito all'ennesima eliminazione in coppa nel marzo 2009 (Milito, Eto'o, Sneijder, Thiago Motta, Lúcio e Pandev): il bilancio del suo biennio vede infatti un rosso di 36,1 milioni, grazie anche alla miracolosa cessione di Ibrahimovic per 69,5. Nei mercati dei tre anni successivi al Triplete - in cui Moratti ha speso male e venduto peggio [vedi] - la società ha comunque operato acquisti per 161 milioni (con un bilancio positivo, contro cessioni, di 15). Nella scorsa stagione a mezzadria con Thohir, la campagna è stata dispendiosa: 59,1 milioni di acquisti contro solo 9,85 di cessioni (con un "buco" di oltre 49 miloni). Quest'anno la spesa è stata finora di 12,1 milioni (ma con l'ipoteca di altri 7,8 per il saldo a venire di Dodò), a fronte di entrate per soli 9,65 [qui le fonti].
In queste ore Erick Thohir ha promesso che, per migliorare la rosa attuale, "nei limiti del possibile del bilancio interverremo già a gennaio seguendo le indicazioni dell'allenatore". Lo ha certo affermato per rianimare un ambiente depresso che, con la sciagurata gestione di Walter Mazzarri, aveva toccato uno dei punti più bassi della storia nerazzurra. Soprattutto è consapevole che quella di gennaio potrebbe essere anche l'ultima finestra di mercato possibile prima delle sanzioni che andranno negoziate con la UEFA in tema di fair play finanziario. Dunque il tempo stringe, e la consulenza di Mancini costituisce una garanzia.
Con la sciarpa |
E torniamo al futuro con Mancini. Si tratta di un buon tecnico, che ha dimostrato di saper vincere anche in Inghilterra e in Turchia. Non appartiene però alla fascia dei grandi - quella, per intendersi, degli Ancelotti, dei Guardiola o dei Mourinho, per stare solo a quelli in attività. Si colloca semmai nella fascia di quelli capaci di vincere campionati ma non (ancora?) coppe significative a livello internazionale - quella dei Wanger, dei Pellegrini, dei Conte, dei Blanc, per rammentarne alcuni. Non ha la visionarietà di un Bielsa (e dei suoi "allievi") e di un Klopp, e nemmeno la "garra" di un Simeone. Ma appare perfetto per un campionato malinconico come la Serie A e per la fase triste che vive l'Inter. Moratti già preconizza il terzo posto per quest'anno (cioè il sempre più arduo spareggio agostano per disputare la CL), ma ragiona come sempre da tifoso. Mancini eredita infatti una situazione tecnica disastrosa quanto quella finanziaria: giocatori che hanno smarrito il gioco, depressi nell'autostima, atleticamente provati; e una rosa migliore di quanto non si creda, ma comunque non paragonabile con quella che trovò nel 2004 (con Toldo, Materazzi, Cordoba, Zanetti, Stankovic, Recoba, Vieri, Adriano e Cruz, tra gli altri).
Nondimeno, il Mancio potrebbe assicurare nuovamente un'inversione di senso nelle vicende nerazzurre. Scontato è il ritorno alla difesa a 4, al trequartista e al gioco a due tocchi. Soprattutto occorrerà una preparazione adeguata nel ritiro invernale, che ridia tono ai singoli e restituisca ritmo alla squadra: presupposto per tornare a vedere un'idea di gioco propositiva, come è nelle corde di Mancini. Con un paio di innesti azzeccati a gennaio, il traguardo europeo potrebbe essere alla portata, così come un percorso decoroso in Europa League (finire tra le prime 8?) e magari anche in Coppa Italia. Come Benamante mi accontenterei: a terra come siamo con le nostre vergogne ...
Azor