31 dicembre 2014

Bye bye babies ...

Cartoline di stagione: torneo anglo-italiano 2014-15

L'ultima cartolina dell'anno non può non arrivare che dalla Terra Madre. Solo nell'isola che ha reinventato l'antico "calcio" in "football" - così, almeno, dettava storicamente Mastro Gioânn nella sua Storia critica della pedata - si gioca infatti in questi giorni di festa. I numeri sono impressionanti: 735 mila gli spettatori delle 20 partite della Premier svoltesi tra Boxing Day e domenica scorsa, per una media di oltre 36 mila presenze a match. In giornate freddissime e inclementi di neve e pioggia la gente è uscita di casa lo stesso, anche perché gli orari degli incontri sono studiati per consentire di tornarvi per la cena, ed ha speso, per recarsi alle partite (di tutte quattro le League maggiori), circa 73 milioni di sterline (più o meno 92 milioni di euro), secondo le stime che tengono conto della spesa per i biglietti, i trasporti e i pasti. Senza aggiungervi gli introiti dei diritti televisivi, si tratta di un business che non ha eguali al mondo, frutto della tradizione - fino agli anni 1950s gli inglesi si recavano allo stadio anche il giorno di Natale [vedi] - e della capacità di mettere a punto, e di coltivare con competenza, un formato vincente da parte di dirigenti adeguati al ruolo.

30 dicembre 2014, The Sevens Stadium, Dubai
L'ennesimo trofeo internazionale per i Rossoneri
Il confronto con il calcio italiano attuale [ci ripetiamo, purtroppo] è inevitabile, quanto impietoso. Ai nostri giocatori è concessa una settimanella di vacanza (e ai sudamericani della Beneamata, grazie al ras ora vicepresidente, sempre qualche giorno in più degli altri, al netto degli aerei persi), nella quale vanificano il tenore atletico: così sono poi subito costretti a giocare comunque in amichevoli abborracciate o improbabili, in cui il Milan magari fa lo smargiasso contro il Real nei non luoghi persici, o l'Inter si becca, insieme coi quatarioti della Rive droite, bordate sonore di fischi anche dai (pochi) spettatori marocchini per la mediocrità dello spettacolo. Dicono i sedicenti CEO (nella lingua di Dante, gli "amministratori delegati"): così incrementiamo le revenues (sempre vulgariter, il "fatturato"). Ma sono bruscolini al confronto di quanto genera un turno natalizio di Premier. I tifosi italiani, a loro volta, appena incassata la 13a sono costretti a restare a casa a rimpinzarsi di cibo, di TV e di internet, spippolando le immagini delle vacanze dei loro idoli e fumando le prime avide boccate di oppio, vagheggiando l'arrivo (a costo zero, in prestito, con o senza diritto di riscatto, a 6, 12, 18 mesi, con l'acconto, con lo sconto, a rate, ad assegni scoperti, con cambiali, in un kamasutra contrattuale sempre più inane) di salvifici Top Players. Congratulazioni vivissime a Beretta, Galliani, Lotito & C. Veri imprenditori ad imperitura memoria. Che poi hanno anche la faccia di lamentarsi perché la gente non va più allo stadio. Bye bye babies ...

Per fortuna c'è anche il calcio giocato (e catodico) per noi "mendicanti". Chi "era" ad Anfiled lunedì a sera ha potuto rivedere qualche bagliore reds, del genere di quelli dell'inverno scorso, al netto di Suarez a Sturridge obviously. Forse la partita più bella, tra le tante, dei quattro giorni di festa appena trascorsi. E domani si ricomincia, grazie a Eupalla.