8 aprile 2015

La signoria di nostra signora

Cartoline di stagione: semifinali di Coppa Italia 2014-15

Raramente la terra della pedata italica è stata soggetta a una signoria così incontrastata e priva di alternative. La Juventus esercita il dominio con 'gentilezza' (cioè senza infliggere umiliazioni agli avversari) in campionato, vincendo spesso le partite di scarto minimo. Ma quando subisce uno sgarbo dai sudditi usa la frusta; e quella che abbiamo visto ieri sera, a Firenze, è parsa più una spedizione punitiva che non una semplice gara di ritorno di Coppa Italia. Tre a zero, e "Artemio Franchi" costretto a piegarsi, ammutolito, di fronte alla legge dei dominatori.


Naturalmente è andata subito in onda (da parte di opinionisti-giornalisti-tifosi) la celebrazione di Massimiliano Allegri. Si aggiornano confronti (documentati da tabelle, percorsi, punti, gol)  tra lui e Conte. Vogliamo mettere l'acume tattico, la saggezza, l'esperienza (?), la furbizia (certamente) del toscano? Mettiamole pure. Ma sono tutte doti fiorite all'improvviso, poiché a Milano nessuno sospettava le possedesse in cotale misura. Anzi, lo si riteneva connotato da una certa inadeguatezza. Soprattutto tattica - si ricorderà l'impiego da laterale sinistro di Pirlo nella prima stagione, prodromico alla partenza del bresciano; si ricorderà anche il 'basico' 4-3-3 con cui (ma solo grazie alla brillantezza di Balotelli) portò i rossoneri al terzo posto due anni fa (salvo essere poi esonerato in corso d'opera l'anno successivo, quando Mario perse la voglia di giocare a pallone). Quindi non ci allineiamo. La Juventus è fortissima ed esercita una stabile signoria sul calcio nostrano perché ha un impianto molto solido, un gruppo collaudato ed esperto. Un gruppo che ha, ormai, la cosiddetta 'mentalità vincente'. Non mancano i campioni, ed è gente che potrebbe ormai giocare senza allenatore, gestirsi e allenarsi in autonomia. Grosso modo, rivediamo quel che accadde al Milan quando a Sacchi subentrò Capello - benché la forza complessiva (e l'impatto storico) delle due squadre sia probabilmente incomparabile. Come che sia, la Juve si avvia a un double domestico e a una possibile semifinale europea; dunque, a concludere la stagione con risultati ampiamente migliori di quelli preventivati. Il giudizio storico su questo ciclo potremo ovviamente formularlo solo quando si sarà concluso - quando, cioè, la 'vecchia guardia' avrà appeso le scarpette al chiodo o fatto le valigie per un fine carriera in qualche Eldorado asiatico o americano.

Fondare signorie calcistiche non è semplice, ma ancora più difficile è minaccarle o abbatterle. In questo senso, le strategie di Napoli e Roma (quanto a Roma, e alla curva romanista, omettiamo di commentare gli indegni striscioni esposti sabato durante il derby del sud) si sono rivelate inefficaci. Dal canto suo, Milano è praticamente scomparsa dalla mappa. E quali siano le strategie dei due club ambrosiani è difficile dire: sicuramente confuse quelle nerazzurre, totalmente insondabili quelle rossonere (lo stadio? la cessione della proprietà?); ma sarebbero discorsi lunghi. Intanto, registriamo un dato forse senza precedenti: i due squadroni metropolitani sono, in classifica, contemporaneamente alle spalle sia delle due torinesi sia delle due romane, e sono complessivamente messe peggio delle due genovesi. 

Sì, stiamo parlando dei due club di Milano, cioè della città che dieci volte su sessanta - cioè in media una volta ogni sei anni - ha visto una propria squadra sul tetto d'Europa. Minuscolo punto sulla mappa del calcio italico, l'anno prossimo Milano (probabilmente, se non ancora sicuramente) non sarà una delle cento e passa città partecipanti alla gran fiera del calcio europeo. Nell'anno dell'Expo, un 'buco' (d'immagine e non solo) surreale.

Mans