26 aprile 2015

La liberazione

Russ cume 'l sang

D'ora in poi i tifosi granata avranno una seconda Festa della Liberazione. Il 25 aprile celebreremo la Liberazione dal nazifascismo, il 26 quella dall'oppressione - altrettanto odiosa e ingiusta – dei gobbi. Io festeggio, ma un po' amaramente, perché mai avrei pensato che ci sarebbero voluti 20 anni per rivincere un derby: dal 1995 al 2015. Calcisticamente parlando, sono ere geologiche.

27 marzo 1983
Il Toro, nella sua storia, aveva sempre vissuto il derby come la “sua” partita. La nostra partita. E non c'era bisogno di una squadra fenomenale come quella del '76 per vincerlo. Versioni molto meno irresistibili avevano prevalso. Quello di Dossena-Bonesso-Torrisi, per dirne uno. Ma anche l'ultimo, quello di Rizzitelli, era bello - non scintillante. C'è voluto un lungo cammino, attraversando tutti i gironi dell'inferno (tranne quelli della LegaPro) per tornare ad avere la personalità necessaria per battere il mostro. Perché il segreto di quei tanti derby vinti era questo: loro avevano paura e perdevano spesso. Da oggi ritorneranno probabilmente ad averla. Anche dovessero diventare la squadra più forte del pianeta un “vero Toro” li spaventerà sempre. 

Controllo approssimativo, assist per se stesso, stoccata.
Giocate casuali e rare
Questione di valori, di interpretazione del ruolo. Loro saranno sempre gli spavaldi e ricchi dominatori e noi gli outsider, i dinosauri del calcio, quelli che la storia prima di tutto. Quelli che non puoi mai sapere, nemmeno se vinci 3-0 dopo mezz'ora. Quelli che come Davide non hanno paura, aspettano che Golia si avvicini per colpirlo meglio. Quelli che quel giorno lì tirano fuori qualcosa in più, fosse anche uno stop a voragine come quello di Matteo Darmian. Proprio in quel momento lì ho capito che forse qualcosa poteva succedere, quando il nostro giovane parrocchiano ha azzeccato la giocata impossibile, coprendo di ridicolo la difesa degli impenetrabili. Un fantastico bluff. Stoppo? Tiro? No, la butto avanti come un rugbista e vado in meta. E poi c'è lui, l'outsider per definizione: Fabio Quagliarella, il delantero triste perchè segna sempre alle sue ex squadre. Bello che questo derby l'abbia deciso lui, perchè la storia del Toro stava per finire dieci anni fa, quando lui era già più di una giovane promessa granata. Il fallimento Cimminelli-Romero lo condannò a un perpetuo nomadismo pallonaro.


Ma oggi il cerchio si è chiuso e la storia ha ripreso a camminare nel verso giusto. Dobbiamo autodedicarci questo derby, per l'amore con il quale lo abbiamo aspettato e a nostra volta dedicarlo a una intera generazione che una vittoria l'aveva vista solo nei filmati su Youtube. La loro felicità incredula è la vera Liberazione. E poi questo derby è un regalo prezioso a un signore che li vinceva ancora prima di giocarli: buon compleanno Puliciclone.

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