2 febbraio 2014, Estadio "Vicente Calderón", Madrid Homenaje a Luis Aragonés |
Dopo un paio di settimane, sciolti gli ultimi impacci e vinta ogni remora, l'Atletico Madrid ha dunque conquistato la vetta solitaria della Liga, come era nell'aria da tempo. Che l'annata potesse essere quella buona per un ulteriore salto di qualità dei Colchoneros era apparso evidente sin dall'estate, quando avevano impattato due volte con il Barça perdendo la Supercoppa solo per differenza reti [vedi]. La guida impressa da Diego Simeone sta disegnando un progetto in progressione: dalle vittorie nelle coppe al titolo nazionale, riservandosi di giocarsi il jolly anche in Europa (come rischia di assaggiare presto il sambodromo del Milan). Un progetto che si affida alla qualità dei giocatori (buona nella media ma con poche eccellenze), alla chiarezza dell'idea di gioco (solidità difensiva, esplosività offensiva) e alle ambizioni degli obiettivi (dimostrare che il calcio spagnolo non è vincente solo grazie a due squadre).
Gli statistici ci ricordano che è dal 1996 che l'Atletico non è a questi livelli. Quasi due decadi in seconda fila, tra presidenti pittoreschi (Jesús Gil y Gil: "Mi error ha sido tratar a los jugadores como personas" ...) e grandi giocatori senza una squadra dietro (Simeone stesso). Ma da qualche anno, la marcia intrapresa dal nuovo presidente Enrique Cerezo ha mostrato che anche con un budget incomparabile con le pornografie finanziarie del Real e dei Blaugrana e con l'oculatezza della gestione (le vendite di Aguero, di Torres e di Falcao tradotte in investimenti) si possono ottenere risultati e vittorie. Poi c'è il Cholismo, ovviamente. Sul quale varrà la pena spendere qualche considerazione in più in un'altra sede. Qui basti osservare che in un'epopea come quella che sta vivendo l'ambiente dell'Atletico, occorre un eroe con cui identificarla: un eroe eponimo, per l'appunto. Bene inteso: che interpreta il ruolo con pieno merito.
Detto questo, la vittoria nella Liga è ancora tutta da conquistare, e l'impressione di non compiutezza definitiva [vedi] rimane. I Colchoneros hanno potuto approfittare anche degli sbandamenti di ambienti che hanno voltato pagina, e che ne soffrono le inevitabili difficoltà. Le dimissioni di Rosell e il caso Neymar svelano come le afasie di gioco dei Blaugrana abbiano le loro radici nella dirigenza. Carletto nostro a Madrid sta facendo miracoli: in pochi mesi ha rimesso in piedi le macerie fumanti lasciate dal predecessore e sta gestendo le bizzarrie di mercato del suo megalomane presidente. Ma basta osservare la "fase difensiva" - come dicono ora i cruscanti - delle tre squadre per capire perché l'Atletico sia lassù in cima, con una sola sconfitta e con soli 14 gol subiti in 22 partite.
Azor