Fettine di Coppa: semifinali (andata)
"Mancano dieci secondi!" |
Il Cholo decide un cambio, manca davvero pochissimo alla fine, siamo già nei minuti di recupero. Poi il pallone termina in fallo laterale, nella metà campo del Bayern, e il cambio non si fa più. Non c'è più bisogno di spezzare ritmo e perder tempo. Peccato, però: fosse entrato in campo, e pur essendo destinato a rimanerci per pochi secondi e forse a non toccar boccia, Lucas Hernández, vent'anni da poco compiuti, sarebbe stato il settimo 'canterano' schierato da Simeone in una semifinale di Champions League. Sette 'canterani' del secondo club di Madrid contro la poderosa corazzata del Pep.
Il primo tempo dei Colchoneros è stato imbarazzante. Per il Bayern, s'intende. Scaduto a squadra qualsiasi, mediocre, impotente. Come un brillante oratore che, all'improvviso, non riesce a concludere un discorso, una frase. C'è riuscito solo Alaba in un frangente, quando - stufo di quelle inutili chiacchiere - ha calciato da chissà quanti metri una botta spaventosa, senza effetto, schiantando la traversa. Ogni trama, di fatto, si incagliava subito, e quelli dell'Atlético sembravano tredici o quattordici. Sempre in superiorità numerica. E comunque, tutti disposti a morire sul campo piuttosto che rinunciare a rincorrere avversari e palloni: lo ha dimostrato chiaramente Augusto Fernández quando, colpito alle parti basse e col respiro mozzato, invece di accasciarsi si è lanciato all'assalto, piegato in due.
Uno a zero, dunque. E una partita che scorre per 90 minuti esattamente come aveva pensato e progettato Simeone. Comprese le pause, incluse le fasi di difficoltà. Difficilmente, d'altra parte, accade il contrario. Per chi gioca contro l'Atlético, trovare contromisure, scovare lati deboli, tirare in porta è un problema. Possesso palla, sì: Simeone lo concede volentieri, ma lo rallenta e fa in modo che in possesso di palla siano proprio gli avversari meno dotati tecnicamente, quelli meno imprevedibili e fantasiosi. Soprattutto, quelli che non sono specializzati nel condurre le danze. Quando, superato ogni scoglio, la sfera è tra i piedi dei talentuosi (Douglas Costa, per esempio), le maglie a protezione dell'area si infittiscono ancora di più. Ed ecco che Guardiola si trasforma in un Mazzarri qualsiasi: "la circulación del balón es lenta porque el campo no ayuda. El césped estaba seco, ya sabíamos que iba a ser asi" [vedi]. Mah!
Lewandowski, giusto? C'è poco da fare. Non si passa |
Il piano del Cholo regge sempre, sino alla fine. Con poche eccezioni, che confermano la regola. E quelle eccezioni hanno stabilito (nel passato recente) un credito con la sorte che prima o poi dovrà essere riscosso. Vedremo all'Allianz se è giunto il tempo di passare alla cassa per un primo acconto.