Del portiere questo ha solo i guantoni (e la maglia diversa) |
Beh, nessuno poteva immaginarlo. Con nonchalance, con il piglio della squadra superiore e che nessuna avversità potrebbe (eventualmente) deprimere, con un'organizzazione di gioco ferrea; con corsa, volontà, dedizione: con tutto questo, in dieci minuti, alcuni dei non molti esseri umani di sesso maschile che nell'isola sbarcano il lunario giocando a pallone ribaltano la poderosa Inghilterra, costringendola a un'esibizione di miseria agonistico-pedatoria inimmaginabile solo da chi non li conosce bene (gli inglesi), e improvvisando al triplice fischio una festa di quartiere indimenticabile insieme ai compaesani venuti a godersi il sole e il mare della Costa Azzurra, che non è detto sia (il mare, dico) più bello del loro. L'Islanda nei quarti di finale, suvvia. Roba da ardita simulazione nei video-games di un futuro lontano, esito di catastrofi imprevedibili. L'Islanda, yes. Del resto, prima o poi qualcuno dovrà spiegare agli inglesi che non possono ostinarsi a schierare una rappresentativa senza portiere. Hart è il migliore che hanno? Non ci credo. Se è così, trovino (e in fretta) una soluzione, naturalizzino qualcuno, cerchino nelle profondità del paese: là dove improvvisamente spuntano i Vardy potrebbero essere nascosti anche dei Banks. E così sia: addio a Benny Hill, ci mancherà. Ma ora c'è un capitolo da aggiungere ai famosi Why England lose di Simon Kuper [vedi] e The anatomy of England di Jonathan Wilson [vedi].
L'Italia, dal canto suo, ha finalmente dato la paga agli spagnoli, dopo vari tentativi in cui la vittoria era sfuggita per sola malasorte. Si ricorda sempre la finale di Kiev; in verità, già nella prima fase di Euro 2012 e poi in Confederations Cup le sfide erano state molto equilibrate, e la Roja ne era uscita indenne, ma senza mai mostrare una autentica superiorità - tutt'altro. La stampa spagnola mette il dito nella piaga: un ciclo è finito, non solo negli uomini. E' quel tipo di calcio che ormai non produce più risultati: l'eliminazione in Brasile era stata ancora più bruciante, e reinserire (Morata, Nolito) qualche attaccante non ha invertito la tendenza. Ma è stato, indubbiamente, un ciclo memorabile. Da oggi, è storia.
Ora tocca alla Germania: la nostra Grand Boucle fa tappa a Bordeaux, di lì non eravamo ancora passati. Così, a luglio siamo ancora in corsa: mentre gli ottavi erano considerati dai più alla vigilia come il nostro possibile (o persino auspicabile, a scongiurare una figura davvero pessima) capolinea. Siamo in corsa e abbiamo fatto secche due favorite. I tedeschi finora si sono allenati, e giocheranno la prima partita seria sabato sera contro di noi. Sono i campioni del mondo, è vero. Ma non hanno più due pezzi da novanta come Lahm e Klose, e questa è gente davvero difficilmente sostituibile. L'impressione è che non siano più forti di due anni fa. Anzi. E poi c'è la tradizione, che tutti conoscono anche nei numeri. Beh, comunque sia prima o poi dovranno pur riuscire a batterci, e potrebbero farlo sabato.
Azzurri in forma: questo non era mai stato così brillante |
Ma se per caso, per puro caso non dovessero riuscirci nemmeno questa volta?
No, è impossibile. Vincerà la Germania, che poi vincerà anche il campionato d'Europa. Punto.