3 febbraio 2015

Emozioni equatoriali

Quattro quarti di emozioni alla Coupe d'Afrique des nations de football 2015 in un week end di pedata europea assai più avaro di lustrini, nonostante il big match di Stamford Bridge. Quattro partite una diversa dall'altra, moltissimi gol, uno spettacolo intenso e a tratti di qualità. Ovviamente, de video, avevo sbagliato la metà dei pronostici [vedi], ma mi consolo perché anche Jonathan Wilson, de visu, ne aveva sbagliato uno [vedi].

31 gennaio 2015, Bata Stadium, Bata
Il signor Rajindraparsad Seechurn e i suoi seguaci
Entrambi davamo la Tunisia come vincente sui padroni di casa della Guinea Equatoriale, perché lo iato qualitativo e tecnico tra i due XI è abissale. Eppure ... Partita orribile fino al 90° e poi folle nella mezzora abbondante successiva, complice anche un arbitraggio - di Rajindraparsad Seechurn della Repubblica di Mauritius - che dire disastroso è usare un eufemismo. Les Aigles de Carthage hanno picchiato come fabbri dal primo minuto e controllato la partita senza patemi fino al bel gol del solito Ahmed Akaïchi, ma hanno commesso l'errore di non blindare il risultato. Così, al 92°, l'arbitro ha concesso un rigore inesistente alla Nzalang Nacional (la Nazionale del Tuono!). Freddissimo nella gazzarra inscenata dai maghrebini, Javier Balboa ha messo nel sacco portando la GE ai supplementari. Il medesimo ha poi pennellato una magistrale punizione nel sette al 102° (non "viralizzata" solo perché il suddetto non si chiama Pirlo [vedi]). A quel punto i tunisini hanno perso testa e partita (0:2). Arbitro scortato fuori dal campo dagli steward, per difenderlo dagli inferociti giocatori nordafricani: scena indecorosa, che ha macchiato un torneo finora ad allora alieno da violenze. Peccato, anche perché il signor Seechurn ha spezzato una confortante sequenza di buoni arbitraggi nella fase a gironi, con alcuni ufficiali - non solo la stella maliana Koman Coulibaly, ammirato anche ai Mondiali in Brasile - preparati, competenti, sempre vicini all'azione, assistiti da guardalinee all'altezza.

Qualche ora prima, sempre a Bata, era andato in scena il derby del fiume Congo, grondante di echi storici, etnici, bellici e politici. Il grande santone bianco del calcio africano, Claude Leroy, che aveva allenato l'ex Zaire e quest'anno è assiso sulla panca dell'ex Brazzaville, aveva provato a sdrammatizzare il confronto alla vigilia, constatando lapalissianamente che alla fine avrebbe comunque vinto il Congo [vedi]. Si temevano incidenti, perché i due paesi distano poche centinaia di miglia dalla Guinea Equatoriale. Non ci sono stati, per fortuna, anche perché il risultato è stato limpido. Primo tempo noioso, poi due reti del Congo in apertura di ripresa, grazie anche al puntuale Thievy Bifouma, che ha una spazzola di saggina sul capo, ma anche un bel fiuto del gol. A quel punto tutti si attendevano che Leroy riuscisse a blindare tatticamente la partita. Al contrario, i guizzanti attaccanti della RD Congo, Léopards di nome e di fatto, hanno azzanto la preda finendo con lo sbranare i Diables Rouges: tra 65° e 91° quattro morsi sanguinanti di Dieumerci (nomen omen) Mbokani - che qualcuno ricorderà in belle partite di Europa League giocate con Anderlecht, Standard Liegi e ora Dinamo Kiev -, Jeremy Bokila e Joel Kimwaki, sotto l'egida ispiratrice di Yannick Bolasie, che è la stella del gruppo e non solo del Selhurst Park. Una rimonta strepitosa ed esaltante (4:2), per loro e per lo spettacolo offerto. Merito anche dell'assetto conferito da Florent Ibengé, l'unico allenatore africano che si è conquistato la semifinale.

A Malabo, invece, tra Ghana e Guinea copione scontato. Se il tuo giocatore migliore è Kévin "naperon" Constant hai detto tutto: i Syli Nationale (gli Elefanti Nazionali) erano approdati ai quarti grazie al sorteggio che li ha preferiti al Mali di Seydou Keita. Ed era il loro capolinea nella giungla. Le Black Stars non hanno faticato ad avere la meglio, risolvendo la pratica nella prima ora (3:0), con una doppietta di Christian Atsu, sigillata dal gol più bello visto finora in questo torneo [vedi]. Il Ghana lo aveva cominciato male, perdendo la prima partita contro il Senegal, ma poi rifacendosi con due vittorie sull'Algeria e sul Sud Africa nel girone più qualitativo. Avram Grant, che ha assunto la guida della nazionale solo alla vigilia della Coppa, sembra aver cominciato a prendere le misure di una rosa tra le migliori, ma squassata da un Mondiale disastroso. L'assetto tattico è solido e prudente, ma non rinunciatario, i giocatori più blasonati stanno disputando un buon torneo, e la tonicità sembra in crescita. Li attende la semifinale dall'esito, sulla carta, più scontato.

1 febbraio 2015, Nuevo Estadio, Malabo
Il mediano dello Stoccarda Serey Die, sontuoso palafreniere
di Sua Maestà Gnegneri
Algeria vs Costa d'Avorio è stata una finale anticipata. Bella partita, in assoluto la migliore vista finora, per assetto tattico e per qualità individuali. Tirata. Con gli Éléphants avanti grazie a un'inzuccata senza opposizione alcuna di Wilfried Bony a metà primo tempo, il pareggio di Soudani su frittata della difesa ivoriana a inizio ripresa, il forcing delle Fennecs bruciato da una bellissima incornata "alla Santillana" sempre di Bony e il sigillo a tempo scaduto di Gervinho in contropiede (3:1). L'eliminazione dell'Algeria conferma il dato storico che non vuole vincitrici le squadre del Maghreb quando la fase finale della CAN si disputa nell'Africa nera. Ha certamente nuociuto il cambio d'allenatore rispetto al bellissimo Mondiale dell'estate scorsa: Vahid Halilhodžić aveva assemblato un XI corsaro, fondato sulla velocità e sulla verticalità; Christian Gourcuff ha puntato su un gioco più meditativo, ma le stelle attese - da Yacine Brahimi a Nabil Bentaleb, da Sofiane Feghouli a Riyad Mahrez - hanno giocato un torneo sotto tono, senza impennate. L'icona sexy del torneo, il bel Hervé Renard dalle camicie inamidate nonostante l'umidità equatoriale, ha invece infuso nell'XI ivoriano quella componente di pragmatismo che era sempre mancata alla "génération dorée", dotatissima qualitativamente ma incapace di vincere o di incidere un torneo internazionale. Renard ha già vinto la CAN nel 2012, con lo Zambia, in una finale, finita ai rigori, proprio contro la Costa d'Avorio. L'assetto tattico è maturo, con tre difensori centrali e una capacità di rovesciare rapidamente il campo grazie alla velocità di attaccanti come Gradel, Gervinho e Bony. In mezzo al campo sta facendo un grande torneo Serey Die, che i più ricorderanno per i lacrimoni al momento dell'inno nazionale al suo debutto ai Mondiali brasiliani [vedi]. Die supplisce alle carenze atletiche di Yaya Touré, che sembra afflitto da evidenti problemi muscolari. Come il Ghana, anche la Costa d'Avorio appare in crescita, dopo i due pareggi iniziali con Guinea e Mali, e poi le due vittorie con Camerun e Algeria.

Pronostici per le semifinali? In apparenza scontati: Costa d'Avorio sulla RD Congo e Ghana sulla Guinea Equatoriale. Sulla carta. Vedremo se saranno scritti, invece, sull'acqua del Golfo (di Guinea).

Azor