18 febbraio 2015

I tre tenori del Chelsea

Fettine di coppa: ottavi di CL 2014-15 (primo martedì)

Difficile imbrigliare l'olandese, ma ci si prova
Non verrà certo ricordata come una serata memorabile di calcio, la prima degli ottavi di CL 2014-2015. Al Parc e a Leopoli, ma soprattutto a Leopoli, c'è stato poco di godibile. La mista ucraino-brasiliana dello Shakhtar, guidata da quel vecchio volpone di Lucescu, ha battagliato ferocemente e impantanato il Bayern, picchiando e facendosi picchiare, soffrendo solo alcune potenti percussioni di Robben (foto), ma non riuscendo mai a pungere in contropiede. 

Migliore il match di Parigi, forse e peraltro il più atteso del turno. Migliore, ma certamente senza alcun contributo del Chelsea, more solito. D'accordo, i Blues sono in testa alla Premier, anzi la dominano (almeno apparentemente) senza problemi, soprattutto - va detto - grazie alle magagne altrui; ma alla qualità della rosa (che Mou sta però eccessivamente spremendo) si dovrebbe chiedere un calcio adeguato, avanzato, gradevole. Giocasse di più, non è detto che produrrebbe risultati peggiori. Sono chiacchiere, certo. Questo è il football di Mourinho, sempre più cinico col passare degli anni, sempre più votato al calcolo, sempre calibrato sull'avversario, mai - se non contro le squadre ritenute sicuramente inferiori - davvero offensivo e corale. Difesa attenta, concentrazione, e poi uno tra Hazard o Fabregas, Diego Costa o Willian oppure Oscar, o magari (d'ora in poi) Cuadrado (e in panca c'è pur sempre Drogba, e c'è anche il sottovalutato Schürrle), qualche giocata decisiva la estrarrà da un repertorio piuttosto vario. E poi ci sono i calci piazzati, i corner, situazioni nelle quali i difensori in maglia blu hanno pochi rivali. Terry e Cahill; più, naturalmente, il cingolato serbo che signoreggia la fascia destra del campo.

Un XI pieno di jazzisti. Improvvisano, là davanti. Non hanno bisogno di uno spartito. Gli basterebbe il pallone. L'anno scorso, per dire, Hazard si divertiva pochissimo. Oscar, lo stesso - e non si sono tenuti la cosa per sé. Ci furono giornate in cui lo spettacolo offerto dal posizionamento del pullman nella propria area risultò davvero sgradevole (non solo sul piano estetico) anche per loro. Ieri sera il portoghese non l'ha rispolverato, mirava semplicemente a controllare la partita, a ingrigirla, ad assopirla e possibilmente spegnerla, risparmiando energie. Le fiammate del PSG parevano velleitarie. 

Dopo l'acuto
Poi, senza alcun preavviso, si è levato il canto dei tre tenori di Stamford. Tre steccate in sequenza - un cross basso e sbagliato di Terry (alla Neymar), alzato casualmente (istintivamente) di tacco da Cahill (alla Messi), e inzuccato da Ivanovic (alla Suarez) nell'angolo opposto a quello cui aveva mirato, come evidenzia la torsione - che hanno ridotto il Parco al silenzio. Un gol assolutamente estemporaneo, imprevisto, ingiustificato, uno sgorbio calcistico. Uno schiaffo alla musica del football

E ancora dopo, tuttavia, il match è stato raddrizzato dai parigini, piuttosto incacchiati. Meritavano di vincere, le occasioni - pulite - non sono mancate, i numeri del resto parlano chiaro anche se non contano nulla. Rimpiangeranno questa serata, perché fra tre settimane voleranno a Londra speranzosi di fare bottino, ma torneranno ancora una volta a mani vuote.

Mans