Cartoline di stagione: 23° turno 2014-15
Colori di Madrid |
In un gelido pomeriggio madrileno, i colori cupissimi delle immagini trasmesse dai monitor annunciavano già lo schianto. Il Vicente Calderón è uno dei pochi stadi dall'interno dei quali è ancora possibile vedere il cielo; quasi dappertutto, ormai, si gioca sempre e solo in uno scintillìo di luce artificiale. Biblica nelle proporzioni, la catastrofe si è abbattuta sull'armata di Carlomagno, che peraltro giungeva decimata allo scontro. Una lezione di calcio - di pressing, di concentrazione agonistica, di organizzazione di gioco - che il Real non subiva dai tempi delle sfide tra Mou e Guardiola. L'Atlético conferma di poter avere molte facce. Può, a volte, emulare i terribili e feroci Estudiantes di fine anni '60; ma può anche servire momenti di gioco veloce e raffinato. Simeon mago ha così arricchito la sua recente collezione di partite divenute leggendarie già al triplice fischio. A discolpa di Carletto e del meccanismo Real (abbastanza inceppato di suo, dopo il mondiale per club) vi è solo l'aver dovuto presentare un reparto di difesa completamente diverso da quello titolare, del quale era arruolabile il solo Carbajal, ma spostato di fascia. In mezzo al campo, giostravano Khedira (spaesato e con la testa altrove) e Isco (troppo snob per poter reggere i ritmi e il pressing dei Colchoneros). Spazzati via. Un autentico massacro, di cui il punteggio finale non rappresenta la reale entità.
Allegria del calcio - esuberanza |
Allegria del calcio - gioia |
Allegria del calcio - armonia |
Viceversa, il Barça è squadra riaccesa negli umori e nelle prospettive. I tre davanti producono scintille di gioco inarrivabile. Soprattutto, si divertono - l'espressione di Leo è tornata 'normale', ed è già molto. Passano a Bilbao di goleada, e lasciano intravedere margini di miglioramento strepitosi. Immaginate Messi, Neymar e Suarez al top, e vogliosi di giocare 'insieme', non ciascuno per conto suo alla ricerca del santo graal. Un trio che ha tutto per scrivere pagine inedite nella storia del football, e ha davanti tutto il tempo che serve per poterle scrivere. Attendiamo curiosi e fiduciosi.
Allegria del calcio - intesa |
Mentre HarryKane torna ad imperversare nel North London derby, gli spreconi del City si fanno quasi sgambettare dall'Hull, e accumulano altri due punti di ritardo dal Chelsea - che invece passa abbastanza agevolmente a Villa Park. Modestissimo show - anzi, indecoroso - dello United a Boleyn Ground, dove il West Ham avrebbe potuto chiudere e strachiudere la partita prima di farsi raggiungere al novantesimo e oltre. Immeritato il pari, regredito e confuso il progetto di gioco messo in campo da re Aloisio. E prestazioni vieppiù deludenti di quelli su cui a Old Trafford puntavano per tornare rapidamente al vertice. Falcao è un mistero: o la Premier e i suoi ritmi non sono adatti per lui, o lui è ormai (dopo i molti infortuni) un ex grande attaccante, inadatto alla Premier; oppure, ancora e semplicemente, tra lui e Van Persie c'è qualcuno di troppo. Di Maria, invece, è l'ombra del campione ammirato la scorsa stagione, nel Real e ai mondiali. L'impressione è che, come si suol dire, non ne abbia più. Non per quest'anno, almeno. Sicché i due grandi colpi di mercato hanno prodotto, finora, poche emozioni e molta zavorra.
Gli tocca portare la croce e cantare |
Spiccioli di casa nostra, a chiusura di un turno ordinario. Ravvivato però dalla solita inutile, sterile polemica. Non si parla d'altro che del mancato, ritardato, pseudo-taroccato replay televisivo dell'azione che ha portato la Juve in vantaggio nell'impari confronto con il Milan. Comunicati insinuanti da parte rossonera, risposte arroganti da parte bianconera. Uno spettacolino mediatico (con tutte le possibili ed evidenti dietrologie) che non si può nemmeno definire indegno. Un teatrino ripugnante ed offensivo per chi vorrebbe che di calcio si discutesse non solo serenamente, ma anche scegliendo temi appropriati e interessanti. In Italia invece, da molto tempo ormai, di calcio non si parla più.
Post scriptum: accolto a Linate come un Rummenigge, Poldi sembra aver già concluso la sua gloriosa parabola di titolare nell'Inter. Stabile, d'ora, in poi - fatte salve le necessità di turn-over - la sua collocazione: in panca. E' un pedatore fuori corso, e al termine del suo semestre Erasmus tornerà all'Arsenal. E poi, ci scommetto, ancora una volta a Colonia. Dove finirà la carriera: da capitano non giocatore. Dove nessuno potrà negargli una bella cerimonia di laurea: honoris causa, naturalmente.
Mans