21 febbraio 2015

Bicchieri mezzi

Fettine di coppa: sedicesimi di EL 2014-15 (andata)

A leggere e ad ascoltare i commenti della stampa italiana, la serata record di Europa League, con ben 5 squadre della nostra Serie A in lizza per accedere agli ottavi, sembrerebbe essere stata molto positiva nel suo complesso. A me non pare poi così tanto. Alla fine portiamo a casa una sola vittoria, larga. E quattro pareggi, di cui due in casa. Il solo dato positivo è, per una volta, l'assenza di sconfitte.

Il Manolo alla turca
E così ci beviamo subito il bicchiere mezzo pieno.

A ben vedere, in questo momento il Torino e la Roma sarebbero già fuori dai giochi. Inter e Fiorentina in bilico. Solo il Napoli è pressoché certo di essersi qualificato. E forse non è un caso che alla sua guida sia l'allenatore (di club italiani) più onusto di coppe internazionali. Gita turistica in Turchia. Pubblico straordinario, per calore, sostegno e compostezza nella disfatta, all'Hüseyin Avni Aker di Trebisonda. Gran bella partita, di personalità e di spessore, di Manolo Gabbiadini, che conferma su palcoscenici continentali la crescita di consapevolezza e autostima. Gol all'esordio in EL per questo non più giovanissimo attaccante nostrano, già vicecampione europeo Under 21: le porte della Nazionale maggiore (2 soli caps finora) potrebbero schiuderglisi definitivamente a breve. E' lui la stella italica della serata.

Pazza Inter, invece, come sempre. Anche al Celtic Park. Dove il club di casa coltiva il football attraverso la sua memoria, come sanno fare solo i britannici onorando la propria tradizione. Bello l'invito agli ex nerazzurri battuti nella finale di Coppa campioni 1967 a ritrovarsi insieme ai Lisbon Lions [vedi]; e peccato che siano potuti salire fin lassù solo Mariolino Corso e Gianfranco Bedin. Sul campo, sferzato dalla pioggia delle Highlands, l'XI nerazzurro del 2015 ha palesato invece i progressi del lavoro di Mancini e le debolezze strutturali della rosa: i centrali difensivi, Ranocchia e Juan Jesus, hanno confermato di essere due ronzini di razza purissima, ben corroborati da un degno castrone par loro come Campagnaro. Se nella fase offensiva la squadra ha trovato forse il suo assetto migliore (al momento), con Shaq the Shark irrefrenabile suggeritore e stoccatore, in quella difensiva il cantiere rimane aperto. E preoccupante. A San Siro è probabile che i bianco verdi non riproporranno il pressing + ritmo incessante di quando giocano nella propria tana. Ma la Beneamata farà bene a badare a non prendere un golletto che potrebbe anche rivelarsi assassino. Sperem.

I vecchi leoni
La partita più matura l'ha giocata la Viola, nella Londra del nord. Ha sofferto per 25 minuti la mareggiata degli Spurs, contenendo i danni; poi ha risalito progressivamente la corrente, con pazienza e sagacia tipicamente italica, ricucendo il suo gioco senza fare barricate ma abbassando il ritmo a tal punto da depotenziare quelle intense azioni d'attacco tipiche della Premier League domenicale. Sfortunatamente per loro, gli Spurs non hanno trovato di fronte a sé le generose difese britanniche, ma le arcigne linee difensive approntate da Montella, bravo a cambiare in corsa il modulo dalla difesa a 3 a una più larga linea a 4. Non pervenuti, di conseguenza, né HarryKane né Lamela. Al Franchi i Gigliati potranno anche agire in modo reattivo. A patto di non rintanarsi all'indietro, ma di difendersi correndo in avanti. Vedremo. Ma confido.

Il bicchiere mezzo vuoto riguarda certamente le altre due partite. Generosa e appassionata quella del Toro: non è vero però che sia stato sfortunato. L'Athletic è fior di squadra e ha giocato con intensità 90 minuti senza fare barricate, puntando a far male. Quando penso al Toro in Europa il pensiero va sempre alla Plia alzata al cielo da Mondonico all'Olympisch Stadion di Amsterdam in quella sera di maggio di 23 anni fa [vedi]. Da allora il lungo oblio internazionale a degni livelli. Giusta pertanto la festa all'Olimpico di Torino, mai così gremito in campionato (e pour cause!). Sarà, però, molto difficile espugnare il San Mames. Ma dobbiamo affidarci solo all'ottimismo della volontà.

Il Toro d'Europa
Nel giorno dell'ennesimo sacco di Roma da parte delle popolazioni barbariche d'oltre Limes, l'XI giallorosso ha mostrato tutta la sua involuzione. In tempi non sospetti avevo avanzato l'impressione che il mercato estivo della Roma si preannunciasse fallimentare [vedi], come ha poi confermato il supplemento invernale. La rosa è farcita di giocatori di mezza qualità e anziani. La squadra segue la parabola discendente del suo campione eponimo, con i suoi alti (Ethiad e derby) e i suoi bassi (le molte partite anonime, le panchine, etc.). Manca continuità. Soprattutto, è svanita la velocità esibita nell'autunno 2013. Il Feyenoord ha rischiato ma non ha sofferto. Anche in questo caso è difficile ipotizzare che la "Kuip" possa essere espugnata. Occorrerebbe una serata di particolare ispirazione del Pupone. Speriamo, ma senza illuderci.

Martedì sera, allo Juventus Stadium, i campioni d'Italia proveranno a rimisurarsi con l'Europa. Vi hanno battuto il Malmoe e l'Olympiacos, quest'anno, impattando in bianco con l'Atletico. Fuori casa hanno perso sia al Pireo sia a Madrid. Percorso perlomeno incerto. Il Borussia ha invece vinto fuori sia con l'Anderlecht sia col Galatasaray, e perso solo dall'Arsenal (ma a qualificazione già certa). Al Westfalen Stadion ha rullato sia l'Arsenal sia il Galatasaray e concesso il pari all'Anderlecht all'ultimo turno. Percorso perlomeno sicuro. Tra novembre e dicembre gli Schwarzgelben hanno vissuto una crisi spaventosa di gioco e di risultati, dovuta al calo di tensione psicologica e fisica post Mundial di molti giocatori chiave. Kloppo ha lavorato sul lato atletico nella pausa di gennaio - una risorsa cui la nostra Serie A rinuncia per raccattare trenta denari dalle gelide e deserte serate di Coppa Italia (a spese RAI) - e adesso la macchina si è rimessa a correre e fare risultati. Proprio mentre la banda di Allegri sembra essersi afflosciata. Le premesse sono preoccupanti.

Azor