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12 febbraio 2013, Celtic Park, Glasgow
Mirko Vučinić festeggia il terzo gol, ma osserva anche
la delusione di Kelvin Wilson e Fraser Forster |
Osservando i tabellini delle prime quattro partite degli ottavi di Champions colpisce come le squadre prime classificate nei gironi autunnali abbiano colto tutte dei risultati che al momento le qualificherebbero al turno successivo. Una conferma della gerarchia dei valori attuali? Vedremo la prossima settimana se la tendenza sarà confermata anche dalle altre partite di andata.
Tutte le partite sono state vibranti, piene di gol e di occasioni, qualcuna anche bella a sprazzi. A conferma della qualità che questa competizione è in grado di offrire a partire dai turni a eliminazione diretta: ormai unica al mondo, ineguagliata da Mondiali o Europei (che quest'anno pur ci mancheranno), nei quali la media delle partite è generalmente di livello inferiore. Delle otto compagini ammirate, solo tre mi hanno dato l'impressione di giocare in termini di squadra, di collettivo coeso: la Juventus, il Borussia e il Manchester United. Piene di solisti di talento sono ancora sia il PSG sia il Real. Di qualità è certo lo Shaktar, ma qualche gradino sotto. Più modeste il Valencia, pur coriaceo, e lo sconsolante Celtic, che sembra rimasto fermo ai fasti muscolari degli anni sessanta.
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13 febbraio 2013, Donbass Arena, Donetsk
La barriera salta ma alle sue spalle sarà Roman Weidenfeller
a fare il buco su una bella ma resistibile punizione di Darijo Srna |
Le prime tre hanno molti ronzini in serpa: da Caceres a Peluso a Padoin, da Bender a Santana a Schleber, da Rafael a Evans a Kagawa, tutti baciati dalla fortuna di poter giocare in questi teatri. Possono farlo però perché dediti al gioco collettivo, insieme ai compagni di maggiore talento. L'idea di gioco della Juventus, del Borussia e dello United si ispira ai principi del calcio totale, pur declinati peculiarmente: universalità dei singoli - pensiamo, per esempio, al posizionamento di ieri di Jones e Rooney -, pressing, possesso palla, schiacciamento dell'avversario nella sua metà campo. Certo, giocare in CL non consente sempre di imporre questo tipo di gioco. Tutte e tre in trasferta, tutte e tre hanno lasciato l'iniziativa all'avversario: la Juve ha subito a lungo il confusionario impeto agonistico del Celtic (e il risultato finale la premia forse oltre misura)
[dati]; il Manchester ha subito 28 conclusioni, e senza qualche bella parata tra i pali di De Gea avrebbe preso qualche gol in più
[dati]; il Borussia ha sofferto meno delle altre
[dati], ma è riuscita a raddrizzare il risultato solo negli ultimi minuti.
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13 febbraio 2013, Estadio Santiago Bernabéu, Madrid
Non si inchina a cotanta elevazione ma certo Patrice Evra
è costretto ad ammirarla dal basso in alto |
La partita di cartello del turno ha mostrato un Real con più qualità media individuale rispetto al Manchester, ma con minore organizzazione di gioco, minore spirito di squadra, minore mutualità tra i giocatori. Nel primo tempo i
Blancos hanno giocato come vuole il loro mentore: squadra stretta, ritmo alto, velocità negli spazi. Le loro folate offensive hanno messo in evidenza i limiti tecnici e tattici di una buona metà dei
Red Devils ieri in campo: De Gea ha collezionato una paurosa serie di uscite a vuoto, Rafael ha fatto smottare sul suo fianco di difesa la squadra, i due centrali hanno spesso seguito più i movimenti degli attaccanti che quelli del reparto, creando delle voragini al centro dell'area, i due mediani hanno usato la clava ma non hanno nei piedi la ripartenza del gioco, Kagawa ha vagato senza nerbo per un'ora, etc. Nel secondo tempo, il calo di ritmo ha mimetizzato le carenze individuali e di reparto dello United e ha palesato i limiti di gioco del Real, che poi sono quelli di Mourinho quando la squadra deve costruire senza avere a disposizione lo spazio: ecco allora un collettivo portare palla senza proporsi, senza movimenti a creare lo spazio per i compagni. A quel punto la partita ha perso vigore e sono emerse solo le giocate di qualità dei singoli.
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12 febbraio 2013, Estadi de Mestalla, Valencia
Va beh, sì, son sempre i soliti ... Incorreggibili |
Anche il PSG si è affidato alle sue stelline (qualche bella sgroppata di Lucas, il solito gol alla Lavezzi, un Pastore più concreto, il girovagare di Menez, etc.) e potrebbe bastare per arrivare alle semifinali. Direi che il Real ha intatto il 49% di possibilità di passare il turno, lo Shaktar un bel 33%, mentre il Valencia non ce lo vedo a fare due gol in più al Parc des Princes (15%?). 1% al Celtic solo perché ci piace il colore delle maglie. La prossima settimana scendono in campo le mie favorite per la finale: Bayern e Barcellona. Dovessi sbilanciarmi direi anche Juventus per le semifinali insieme alla vincente del confronto tra Ferguson e Mourinho. Ma Borussia e Pas Sûr de Gagner potrebbero fare le mine vaganti, come sostiene Carlettò. Che di coppa se ne intende
[leggi].
Azor
Il vassoio di coppa
[vedi il secondo]
12 febbraio 2013, Celtic Park, Glasgow
12 febbraio 2013, Estadi de Mestalla, Valencia
Valencia CF - Paris Saint-Germain FC 1:2
13 febbraio 2013, Donbass Arena, Donetsk
FC Shakhtar Donetsk - BV Borussia 09 Dortmund 2:2
13 febbraio 2013, Estadio Santiago Bernabéu, Madrid
Real Madrid CF - Manchester United FC 1:1
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Il migliore in campo dei quattro match: Daniel "Danny" Welbeck (1990) |