El rincón del tertuliano
Come di consueto, la settimana post Clásico reca con sé bilanci, polemiche e accuse. Il Madrid, protagonista di un primo tempo a tratti delizioso, scivola a quattro punti da un Barça pratico e poco jugón, che resiste allʼarrembaggio blanco (impreziosito da un sontuoso Benzema) e colpisce nella seconda frazione.
Luís Suárez - Neymar Jr. - Leo Messi: 83 gol in stagione |
Il 2015 ha regalato a Luis Enrique la chiave di volta blaugrana: possesso di palla rapido e verticalizzazioni frequenti. Rottamata la macchinosa e involuta ragnatela di passaggi che ha contraddistinto l' XI dell'ultimo Guardiola e del compianto Tito Vilanova, Lucho ha messo a punto un centrocampo dinamico nel quale Iniesta arretra in regia (mentre lo stagionato Xavi Hernández recita il ruolo di alternativa). La svolta è nella messa a punto dei meccanismi offensivi: ora il tridente funziona davvero. Luis Suárez è la punta centrale - ma mobilissima - di riferimento e finalmente si sciolgono le redini a Neymar e al ritrovato Messi, capace di recuperare 10 gol all'eterno avversario Cristiano Ronaldo nel primo quadrimestre del 2015.
Egoismi e incomprensioni tra CR7 e Bale |
Sull'altra sponda della Liga, i Merengues hanno perso lo smalto del 2014: le celebrazioni del capodanno madrileño, oltre ad aver interrotto il filotto record di 22 vittorie consecutive, paiono aver tolto sicurezza all' XI guidato da Ancelotti. Incidono le lunghe assenze di Modric e James, due pilastri di un Madrid che, persa la vivacità del girone d'andata, attende il ritorno del miglior Cristiano Ronaldo e di un Bale involuto e contestato oltre i suoi demeriti.
Simeone e l'Atlético in riserva? |
L'Atlético, attualmente al quarto posto dietro al Valencia, non pare in grado di ripetere l'exploit dell'anno scorso: nulla da recriminare su impegno e abnegazione dei campioni in carica ma il motore dei Rojiblancos, spinto al limite per mesi da quel gran motivatore che è Simeone, non può reggere con la stessa intensità il ritmo frenetico nel doppio impegno di campionato e Champions League.
Con la Liga in stand-by è tornata la Roja, ieri vittoriosa al Sánchez Pizjuán sulla selezione ucraina (1-0). Iniesta, Isco e David Silva dialogano e a tratti incantano, ma l'esperimento di Vicente Del Bosque non convince: la tendenza delle tre mezze punte a orbitare negli stessi metri di campo intasa gli spazi e complica i movimenti dei compagni. I tre girano al limite dell'area, eccedono negli scambi stretti e chi più ne risente è Álvaro Morata, il volenteroso centravanti (che dovrà limare l'accentuata propensione al piscinazo), chiamato in causa dall'infortunio di Diego Costa. Il gol del bianconero giunge attraverso una delle rare combinazioni ariose: palla da Iniesta a Koke, che di prima intenzione serve una prelibata palla filtrante per la punta, che d'anticipo supera Pyatov in lob. Timidi e deferenti sino allo svantaggio, gli ucraini si scrollano e cominciano a impensierire la svagata retroguardia spagnola; l'interdizione di Busquets e - part time - di Koke non è sufficiente ad arginare gli spunti di Konoplyanka, Rotan e Yarmolenko; i cross da calci piazzati giungono con estrema facilità nell'area di Casillas, vanificati solo dalla scarsa precisione dell'incursore Fedetskiy. Il pacchetto difensivo è avvisato: sia al centro (Piqué e Sergio Ramos) che sulle fasce (Juanfran e Jordi Alba) si ballavano pericolosissime sevillanas.
Duca