La caduta stupefacente e la stupefatta espressione di Leo |
E così, dicono i più, il 14 febbraio 2017 (un martedì) potrebbe restare negli annali eupallici come il giorno nel quale cadde il mito del Barça. Separato da se stesso e dai suoi assi, anziani e logori (come Don Andrés), incerti sul proprio futuro (Messi), male supportati dai nuovi innesti, che non sembrano all'altezza del recente passato del club. Se l'analisi, oltre che roboante, sarà anche vera, lo sapremo a suo tempo. Lo stesso de profundis fu intonato nel 2013, quando i catalani vennero umiliati dal Bayern - ma erano le semifinali -: poi la squadra ritrovò stimoli e gioco, e in capo a due anni tornò a rivincere la coppa più prestigiosa.
Certo, i parigini hanno destato grande impressione. Travolgenti nelle loro folate, possenti in Rabiot e Matuidi, rabbiosi in Cavani. La dipartita del totem e indiscusso sovrano ha probabilmente - insieme all'arrivo dell'homo novus in panchina - messo in moto un lento cambiamento nel modo di stare in campo e di giocare che ora sembra dare i suoi frutti. La manovra ha più sbocchi, non uno solo e obbligato; e Cavani - pur come sempre predisposto a sacrificio e dispendiose (ancorché non necessariamente utili) corse e rincorse - è ora sottratto a una funzione meramente gregaria. Certo, il Barça dell'altra sera ha collaborato (altrimenti si dovrebbe parlare di una squadra-monstre), ma è impossibile non considerare adesso la truppa di Emery (di altissima qualità) alla pari delle altre grandi candidate al banchetto del Millennium fissato per i primi di giugno.
Che l'Arsenal sia una delle squadre più inaffidabili del Regno Unito è cosa risaputa, dunque il poker di reti incassate all'Allianz non desta il minimo stupore. Sono sempre lì, ma oltre non vanno mai, così in Premier come in Champions. Come se, arrivati ai nastri di partenza, il più fosse fatto. Un club ricchissimo, con un grande seguito, con un grande stadio, una grande storia, e risultati sportivi non all'altezza del fatturato e del blasone, spesso uscente con le ossa rotte dalle sfide con le pari grado (e pari - o quasi - fatturato) d'Europa. Che sia ora di cambiare rotta, è evidente. Dal canto suo, Carletto si gode queste serate. Sono le 'sue' serate, e con lui tutti dovranno fare i conti.
Kroos: ha appena ribaltato la partita |
E il Napule? Ha fatto quello che ci si immaginava potesse fare. Provare a giocare, metterla sul piano del calcio, del palleggio, della tecnica, della velocità. E' stato un match abbastanza equilibrato, entrambe hanno costruito nitide occasioni, il Real le ha sfruttate meglio. Era annunciato un Real quasi dimesso, è parso invece piuttosto tonico. Una squadra che sembra migliorare, invecchiando. E anche Cristiano - forse ormai pago dei suoi infiniti record, forse stanco di pensare a un gol che non arriva da tempo per lui immemorabile - gioca molto più per la squadra che per se stesso. A rappresentare il nuovo Ronaldo, basterebbe il pallone di un possibile quattro a uno che ha dato a Marcelo, e che in passato avrebbe certamente tenuto per sé. Tra le due compagini c'è una lieve differenza sul piano tattico (entrambe sono ben riconoscibili come sistema di gioco, entrambe lo adoperano con efficacia), ce n'è molta su quello tecnico. Del resto, a Madrid malsopportano uno come Benzema, figuriamoci ... Purtroppo, infine, va registrata la pessima condizione di Koulibaly, in debito di fiato e di energia (colpa della coppa d'Africa, dicono), improvvisamente somigliante allo spaesato e sconcertante difensore centrale della prima stagione italiana; e va sottolineato che Reina saprà certamente esercitare una qualche leadership, sarà pure l'anima della squadra, ma tra i pali raramente compie miracoli. E su almeno due dei tre palloni insaccati dai Blancos forse non erano nemmeno necessari miracoli.
Il dato 'nuovo' fin qui offerto dagli ottavi è più che altro da annoverare tra le curiosità statistiche, dicendo poco e dipendendo dall'assurdità della formula e dall'andamento delle amichevoli che si giocano tra settembre e dicembre nella cosiddetta 'fase a gironi'. Le teste di serie, fin qui, cioè quelle che di diritto giocano la seconda partita del turno in casa perché vincitrici dei rispettivi gironcini, hanno tutte perso. Di stretta misura e con ampio margine di recupero, come il Dortmund; di goleada, come Arsenal e Barça; di quasi-goleada. come il Napoli. Non era mai successo. Anzi, era quasi sempre accaduto il contrario.
Mans
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