Il sorpasso era nell'aria. Il Milan paga tutto insieme un viluppo di errori e di elementi contrari (dai gol virtuali agli infortuni reali), e mostra, come all'improvviso, rughe di vecchiaia e smagliature di mediocrità. E' vero quel che scrive Mans: è una squadra senza passato e senza futuro. L'Inter ha un passato ma non un futuro. La Juve non ha nemmeno lei un passato recente (se non indicibile), ma probabilmente ha un futuro: non se ne possono tacere i meriti, che poi sono soprattutto quelli del suo allenatore. La lunga corsa appare premiata e, a meno di inopinati dispetti di Eupalla, la squadra appare avviata allo scudetto: sia detto, meritatamente.
Con una manica di ronzini e di mestissimi brocchi guidati da due sole pentavalide evergreen come Buffon e Pirlo e col condimento di qualche altro onesto pedatore, Conte è riuscito nell'impresa di dare un gioco alla squadra, dimostrando il valore della duttilità. I nesci lo avevano etichettato come un dogmatico del 424: invece ha messo al centro del tutto Andrea da Brescia (l'errore clamoroso di stagione di Galliani, che in pratica ha armato di scudetto l'unica avversaria plausibile) e fatto fuori in un paio di mesi stelline filanti come Krasic, Eljero Elia e compagnia cantante, mostrando la capacità di mutare, anche a partita in corso, assetti tattici e tenore agonistico.
Corsa, ritmo, lanci sulle estreme (Pepe, Lichtsteiner, Estigarribia) e inserimenti da dietro (Marchisio, Vidal, Giaccherini) hanno mascherato la mediocrità degli avanti (perlopiù incapaci, a parte il discontinuo purosangue montenegrino, di saltare l'uomo) e spostato nella metà campo altrui - con un pressing che l'assenza delle coppe infrasettimanali ha reso di smalto - il baricentro del gioco, così alleggerendo anche il lavoro della linea difensiva. Nulla di trascendentale ma i risultati sono pesanti: testa del campionato a sette partite dalla fine, finale di coppa nostrana, e la concreta possibilità di cucire sul petto i due stemmi tricolori (temo macchiata dalla cafonaggine della terza stella, nonostante le sentenze sportive, civili e penali ...) a maggio prossimo.
E' una squadra che bene esprime la mediocrità del calcio italiano di questi anni: quello in precipitazione continua, fatte salve le impennate di Milan 2007 e Inter 2010, nel ranking uefa e destinato a essere presto superato da quello lusitiano e francese. Ma tanto è bastato e potrà bastare nei prossimi tempi: il telaio è giovane e saranno sufficienti solo alcuni innesti ben mirati a tenerlo alto, non dico a rafforzarlo perché Pirlo e Buffon non saranno eterni e sono gli unici fuoriclasse di un'orchestra capace però di fare della propria mediocrità la sua virtù. La domanda sorge spontanea: chi sarà in grado (per possibilità economica e per capacità tecnica) di tenerle testa nel futuro prossimo? La senilità del Cavaliere e dei suoi attendenti? La sazietà del Vedovo? Il Cinepanettone partenopeo? La Disneyland de noantri?