30 agosto 2014

Euro Italia

Fettine di coppa: spareggi 2014-15

Dispiace. Non può non dispiacere a chi ama il calcio la brutta, quanto meritata, sconfitta del Napoli a Bilbao e la sua mancata qualificazione alla Champions League. Dispiace perché rappresenta un ulteriore tassello del precipitoso declino del calcio italiano. Un declino che sembra non avere fine. Da un lato lo avviluppano le spire della sua gestione politica, con il dominio dello status quo imposto da Galliani (videlicet Berlusconi) e Lotito e le scelte opinabili sul piano che dovremmo avere ancora il coraggio di chiamare "morale" per non arrenderci a quella "inciviltà profonda" di cui parla Mario Sconcerti [vedi] e che la più parte di chi vive di calcio sembra non percepire più tanto ne è assuefatto. Dall'altro è drammatico il crollo di risultati agonistici.

27 agosto 2014, San Mamés Barria, Bilbao
Campioni veri e immaginari
Nel ranking FIFA l'Italia figura ormai alle spalle di nazionali come la Grecia, il Cile, la Svizzera, il Belgio e la Colombia, per indicare i movimenti che molti "esperti" italici non esitano a ritenere "inferiori al nostro" nell'opinionismo diffuso nei talk show e nei social media. Nel ranking UEFA i club italiani sono ormai stabilmente dietro a quelli portoghesi e cominciano a essere incalzati da quelli russi e francesi. Gli stessi "esperti" continuano a ripetere che quello italiano è il campionato più difficile tatticamente. Ma è solo una favoletta consolatoria: quando le squadre italiane si confrontano con quelle che giocano in altri campionati ne escono ormai regolarmente sconfitte e, talora, travolte (come la Roma di Spalletti a Manchester, per fare solo un esempio).

Per restare al Napoli (terzo nella Serie A 2014), la squadra di Benitez ha subito un'umiliante sconfitta dall'Athletic Bilbao (quarto nella Liga 2014) sul piano tattico, ha mostrato sconcertanti carenze tecniche in molti singoli ed è stata rullata sul piano della corsa e dell'intensità. Una sentenza inappellabile. Eppure i commenti degli "esperti" italiani sono stati contraddittori: da un lato molti hanno evidenziato la sfortuna del sorteggio che ha opposto ai Partenopei una delle formazioni più forti (un dato inconfutabile) del turno; dall'altro molti altri hanno continuato a sostenere che l'avversario era comunque "alla portata" del Napoli. È infatti ancora diffusa una sottovalutazione della dimensione della crisi del calcio italiano: moltissimi, non solo tra i tifosi che commentano in rete ma anche tra gli esperti di grado giornalistico, continuano a sopravvalutare la qualità dei tecnici, dei giocatori e delle squadre italiane.

La vicenda della Juventus è emblematica. Il club ha stravinto gli ultimi tre campionati nostrani, ma ha mostrato tutti i suoi limiti nei confronti continentali: non solo in Champions ma anche in Europa League. Antonio Conte è ritenuto il migliore tecnico italiano, ma non ha ricevuto alcuna offerta dai super club europei (solo il Monaco gli ha fatto blande avances), ed ha dovuto ripiegare sulla Nazionale. La società è tra le pochissime amministrate da anni sul modello europeo, ma figura attualmente solo al 22° posto nel Ranking UEFA, ed ha evitato la terza fascia nei sorteggi dei gironi della Champions solo perché molte delle 21 squadre che la precedono non giocano in Champions quest'anno. Il mercato estivo ha avuto un tenore "conservativo", senza grandi acquisti (a meno di non voler considerare tale una promessa come Morata), anche perché i conti della società continuano a essere in rosso. Questo spiega anche la scelta forzata di un allenatore italiano, a stipendio abbordabile, come Allegri: un buon allenatore che ha fatto qualche stagione di coppa in Europa, ma un profilo di secondo piano a livello internazionale. E stiamo parlando del principale club italiano ...

Snob o partecipi?
La Roma, in Europa, non ha tradizione (è solo 55° nel ranking) e dunque è stata inevitabilmente sorteggiata in quarta fascia. Un po' meglio è andata all'Inter, che vive ancora del ranking delle stagioni 2011 e 2012 (è tuttora 23°), e che ha pescato i simpatici ragazzoni islandesi nello "spareggio" ed è stata inserita nelle teste di serie dei gironi di EL garantendosi un girone omeopatico. Il Napoli è 24° nel ranking ed ha trovato anch'esso un girone morbido in EL. La Fiorentina (67°) ha beneficiato della mancata iscrizione alla EL di almeno 25 squadre che la precedono nel ranking e ha pescato anche lei un girone "alla portata". Il Torino ha faticato oltre misura per avere la meglio sul modesto RNK Spalato e faticherà a passare il girone in cui è finito: il Copenhagen è 47°, il Brugge 82°, il Toro solo 136° e ha rischiato di essere eliminato dai 250° (i croati).

Tutto ciò sulla carta. Non tanto perché il ranking vale quello vale (ma è comunque indicativo) quanto piuttosto perché i protagonisti, i tifosi e gli esperti snobbano da sempre l'Europa League, preferendo scannarsi in campionato per entrare nei posti che qualificano all'acceso alla medesima per poi giocarla distrattamente con le riserve. Eppure la EL è ormai l'unica coppa alla portata delle squadre italiane. Di questo sarebbe opportuno che se ne facessero per primi una ragione i protagonisti, a cominciare dagli allenatori e dall'ambiente. Uno scenario per nulla remoto è infatti che vi possano retrocedere anche la Juventus e la Roma da febbraio: alla squadra di García occorrerà un miracolo per passare il girone (anche il sottovalutato - dai nesci - CSKA la precede di gran lunga nel ranking: è 31°), anche per la desuetudine a giocare una partita ogni tre giorni tra settembre e dicembre; la Juventus ha pescato avversari ostici, che la surclassano tutti (compreso il Malmö) sul ritmo, e l'Olympiacos è la squadra che ha fatto fuori dalla CL lo United agli ottavi nella scorsa edizione, nelle stesse settimane in cui la Juve se la vedeva con il Trabzonapor ... Ovviamente dobbiamo augurarci che entrambe accedano agli ottavi e che il nostro calcio non debba scendere ulteriori, umilianti, gradini.

Come è noto, da quest'anno la vittoria della EL sarà premiata dalla partecipazione diretta alla CL. Benitez, che l'ha già vinta, Mazzarri, che l'ha sempre snobbata, e Montella, che l'ha bene interpretata lo scorso anno, farebbero bene a considerare la possibilità di battersi non tanto per il periglioso terzo posto in Serie A (che da quando vale lo spareggio ha garantito l'accesso alla CL solo una volta su tre, al Milan nel 2013) quanto per la vittoria, più prestigiosa e più pesante, della coppa. Siviglia, Villareal, Tottenham, PSV - che sono le favorite per il trofeo in attesa di considerare il parterre delle terze dei gironi di CL - lo sanno benissimo e si batteranno con ancora maggiore determinazione di quanto non abbiano già fatto negli ultimi anni. I nostri club rappresentano invece un'incognita, perché hanno snobbato la competizione negli ultimi tre lustri, contribuendo alla precipitazione nel ranking per nazioni alle spalle non solo dei club tedeschi ma anche di quelli portoghesi. Il calcio italiano si gioca nell'Europa League di questa stagione una buona fetta del suo futuro. La sensazione è che i suoi protagonisti, tifosi inclusi, non ne siano affatto consapevoli. Ma speriamo di sbagliarci.

Azor