La seconda e la terza serata di coppe inducono a una riflessione su prestazioni e comportamenti degli italiani impegnati in questa tornata europea. Ne esce innanzitutto corroborata l'osservazione di Mans che le nostre squadre hanno tenuto a galla il ranking: due vittorie, di cui una in trasferta, due pareggi, di cui uno in trasferta, e una sconfitta, in trasferta, tutto sommato immeritata. Nessuna ha brillato ma nemmeno si è infamata. Al di là dei club, la nostra cultura calcistica si è ben portata nel complesso: la partita di cartello del mercoledì di Champions ha visto confrontarsi due grandi allenatori italiani (e Carletto nostro, dopo il ritiro di sir Alex e di Heynckes è, a mio avviso, il migliore di tutti attualmente, per carriera e carisma); Spalletti ha guidato il Gazprom ad espugnare anche la Luz; e il Mancio sembra potersi togliere in terra turca quelle soddisfazioni di coppa che non è riuscito a raggiungere con il City. A gonfiare la vela del PSG sono stati poi anche Sirigu, Verratti e Motta, e non solo Ibra e Cavani, e bene sta facendo pure il reietto (dall'Inter e dall'Italia) Donati col Bayer. C'è di che essere contenti dell'immagine che questi connazionali danno si sé e delle capacità del paese. Non è poco, vista la tendenza immarcescibile al tafazzismo.
24 ottobre 2013, Estadio Santiago Bernabéu, Madrid Homenajes y ovaciones a Sant'Andrea da Brescia anche nel santuario blanco |
Ultime noterelle: la civiltà calcistica degli spettatori madrileni, che hanno tributato l'applauso in piedi (standing ovation nella lingua di Dante) a Sant'Andrea da Brescia al momento della sostituzione, e fischiato sonoramente il ronzino di casa, Karim Benzema. Fischiato - si noti - non insultato. Le poche centinaia di ultras juventini presenti a Madrid si sono invece distinte in eurovisione per il consueto repertorio di insulti: da vergognarsi di esserne connazionali.
Azor