2 luglio 2014

Il verrou di Ottmar 'Rappan' Hitzfeld

Cartões Postais do Brasil

Hitzfeld ai tempi in cui guidava die Schwarzgelben
Ottmar Hitzfeld, tedesco di Lörrach (Kreisstadt a un tiro di schioppo dai confini francese e svizzero), classe 1949, fu un discreto pedatore nei 1970s. Attaccante, vedeva assai bene la porta. Esclusa una parentesi a Stoccarda, militava nei top-club elvetici: Basilea, Lugano, Lucerna; ma poi, da allenatore, sulla panca del Grasshoppers fece notare (era lo scorcio dei 1980s) qualità che gli consentirono il balzo e un ricco palmarès costruito a Dortmund e a Monaco. Memore delle sue origini pedatorie, ormai nell'età che volge, il signor Hitzfeld è da qualche anno commissario tecnico della rappresentativa svizzera di football. Lo hanno ingaggiato dopo la deludente performance di Euro 2008; lo pagano e profumatamente bene, ma non v'è ragione di credere che lui non sia mosso anche da affetto e riconoscenza.

Certamente, quando i suoi orizzonti erano esclusivamente cantonali, Hitzfeld ha studiato (e probabilmente conosciuto di persona) Karl Rappan. Rappan, viennese, tirava calci al pallone nei 1920s (Admira, Austria e Rapid), poi all'inizio del decennio successivo andò al Servette e dalla Svizzera non si mosse più. Guidò (come Hitzfeld, con grande successo) il Grassopphers e, come Hitzfeld, in vari (brevi e no) cicli la nazionale dei verdi altipiani e dei placidi laghi. Onorevolmente; senza vincere alcunché, ma togliendosi qualche soddisfazione. Soprattutto, Rappan è considerato il brevettatore del 'catenaccio'. Detto verrou, a quei tempi, da lui messo a punto nella consapevolezza di dover escogitare soluzioni tattiche adeguate a mettere in difficoltà avversari tecnicamente superiori. In numeri, viene tradotto come 1-3-3-3 [vedi Jonathan Wilson, Invertyng the Pyramid, cap. 10]: dunque un 'libero', tre difensori, e poi bisogna vedere se le ali stanno davanti o tornano a dare una mano.

Col verrou - ma senza Rappan, uscito momentaneamente di scena: ci tornerà per la Coppa Rimet del '54 - i rossocrociati si presentarono in Brasile nel 1950. Il modulo si rivelava particolarmente efficace nella seconda partita, al Pacaembu di São Paulo, contro la Seleçao. Catenaccio e contropiede, clamoroso due a due [Cineteca].

Karl Rappan diffonde i principi del verrou
Ieri pomeriggio, la Schweizer Fussballnationalmannschaft è tornata a São Paulo. Per giocare contro un altro avversario, certo; nessuno era tuttavia disposto a scommettere un cent su questa banda del buco (cinque pere incassate dai francesi, e come si fa?). Hitzfeld, alla vigilia, avverte: "non è la nostra ultima partita in questo mondiale". E come sarebbe possibile ciò, mister? "L'Albiceleste, se rispolveriamo e ben adattiamo il verrou del signor Rappan, leggenda della federazione e mio avo, ha poche possibilità di far gol. Basta tenerne sempre tre o quattro nei dintorni di Messi: raddoppi su raddoppi e linee di passaggio costantemente coperte, occluse, invisibili, persino inimmaginabili. Lasciare un po' di campo (ma non troppo) a Di Maria, uno che spesso si limita a fare il solletico ai grilli. Intasare lo spazio davanti all'area. Tutti gli altri sono emeriti brocchi o lenti randellatori delle terre di mezzo e quindi suvvia, crediamoci e andiamo". Ecco dunque il piano tattico di Rappan. Pardòn, di Hitzfeld. In effetti, è stata una partita di ermetica difesa per quasi centoventi minuti. Nell'unica situazione in cui gli argentini hanno potuto giocare la palla godendo di lieve inferiorità numerica - in fase di transizione attiva, come si suol dire; in sostanza, con un'azione di morbido contropiede - sono andati in porta col pallone; poi accadranno fatti inverosimili e inenarrabili (come in Brasile-Cile, più o meno), ma il responso non sarà revocato. Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole. Inutile farsi domande.

Mans