5 luglio 2014

Sturm und Drang

Cartões Postais do Brasil

Come avevamo ipotizzato alla vigilia [vedi], è stato un Brasile tutto "tempesta ed impeto". Già dall'inno si percepiva uno spirito meno emotivo rispetto alla gara col Cile: inno non urlato ma finalmente cantato, senza lacrime e più determinazione. E così è stata la partita.

4 luglio 2014, Estadio Castelao, Fortaleza
Solo i bambini non hanno pregiudizi verso i loro campioni
Il Brasile condivide con altre squadre (come, per esempio, l'Olanda) il destino di essere sempre osservato con pregiudizio. Ogni generazione, ogni partita, vengono misurate sul metro degli avi: il Brasile che sbarcò sulla luna nel 1970, quello che si infranse sul calcio totale degli Azzurri di Bearzot nel 1982 (proprio oggi festeggiamo la ricorrenza: vedi), in primis.

Eppure il Brasile 2013-2014 è stato guidato da Scolari e Parreira al titolo della Confederations Cup, dove distrusse la Spagna con una partita magnifica [vedi], e alla semifinale del Mondiale casalingo. L'Italia, la Spagna e l'Uruguay - per citare le nazionali presenti a entrambe le competizioni - sono già tornate a casa da giorni. Eppure quasi tutti storcono naso e bocca: "operaio" e "catenacciaro" sono le espressioni più edulcorate, "brocchi", "orrendi" e "inguardabili" le più diffuse, altre e molte quelle irriferibili.

E' probabile, invece, che se un'altra squadra - mettiamo l'Uruguay - avesse giocato le stesse partite del Brasile sarebbe stata apprezzata per il grande risultato raggiunto con partite "pragmatiche e ciniche". Dal Brasile, invece, pretendiamo l'utopia: che giochi sempre meglio degli altri, a prescindere. E questo ci condanna tutti: alla sofferenza o all'insoddisfazione di chi guarda e a quella di chi vince e non convince.

4 luglio 2014, Estadio Castelao, Fortaleza
Soli contro tutto
So di andare controcorrente e con pochi sodali, ma questa squadra, questi brocchetti, queste stelline e questi nocchieri mi ispirano una crescente simpatia. Perché sono soli contro tutto. Contro i loro limiti tecnici, contro la loro istintiva anarchia tattica, contro l'assenza di alternative più qualitative. Contro i pregiudizi e contro la tradizione culturale del loro futebol. Per questo sono ammirevoli e andrebbero, se non onorati, perlomeno rispettati.

Contro la Colombia hanno impostato l'unica partita possibile: pressing altissimo nella prima mezzora, che ha cancellato ogni identità di gioco dei colombiani portando al naufragio di stelline sopravvalutate come Cuadrado, e contenuto l'unico campione come James; controllo del gioco nella seconda mezzora; sofferenza solo negli ultimi minuti. Statistiche [vedi]: Julio Cesar non ha fatto una parata (zero "saves"), segno di una difesa eccellente (39 "clearances", rinvii, e 46 palle recuperate), mentre Ospina ha salvato tre volte; i brasiliani hanno corso di più in fase di possesso e di meno in fase di non possesso (cioè hanno corso meglio); i colombiani hanno attaccato di più (essendovi costretti da subito dallo svantaggio) ma senza essere mai veramente pericolosi. Considerata senza pregiudizi la partita delle Seleçao è stata perfetta.

Il peggiore in campo, semmai, è stato l'arbitro che ha consentito che la gara degenerasse in un mattatoio, che ha fatto purtroppo la sua vittima eccellente. La semifinale con i tedeschi, senza Thiago Silva e Neymar, priverà di ulteriore qualità una squadra già modesta. Ma sarà un'altra partita da Sturm und Drang. E pertanto bellissima.

Azor