6 luglio 2014

La ballata del centravanti stitico e del portiere 'last minute'

Cartões Postais do Brasil

Occhi assonnati di uomini in maglia rossa osservano la girata del Pipita
"Pipita sveglia, sveglia sveglia Pipita! Presto, quelli dormono ancora. Arrivano sempre in ritardo, bisogna approfittarne, Pipita!": così Alejandro Sabella a Gonzalo Higuaìn verso le 13 (ora di Brasilia) del 5 luglio 2014. Kompany è notoriamente un nottambulo. E infatti improvvisamente si alza (ore 13:07 circa) e, occhi chiusi palla al piede, si avventa fuori dalla camera da letto. Chissà cosa stava sognando. "Eccolo!", occhiata d'intesa tra l'Uomo Mascherano, la Pulce e  Di Maria. Non aspettavano altro; il primo gli scippa il pallone e lo passa al secondo che lo passa al terzo che lo passa (male) al Pipita, che però è fortunato perché nel frattempo, destato da quel fastidioso frastuono, Vertonghen cerca di riappropriarsi della sfera ma riesce solo a deviarla, guarda caso proprio sui piedi del Pipita che è rapidissimo a individuare la combinazione giusta per spalancare la cassaforte dei belgi. Curtois, il portinaio, deve ancora fare colazione. Wilmots è inferocito coi suoi. Nessuno si è ancora neppure lavato i denti. "Come al solito, arriveremo con un'ora e un quarto, un'ora e mezza di ritardo, come al solito. Maledizione!" In effetti, arrivano. Tutti, anche Lukaku. Tutti, anche Hazard, che era meglio rimanesse in albergo. "Torna pure a dormire, pelandra!", gli grida Wilmots a un quarto d'ora dalla partenza del treno per le semifinali. Sul tabellone c'è scritto "argentina uno belgio zero" ed ecco, il treno è partito, pieno di gauchos e di preoccupazioni per i muscoli di Angel Di Maria.

Lo sguardo incredulo di Robben 
e quello impaurito di Míchael Umaña: rosso in arrivo?
Luigi van Gaal e Giorgio Luigi Pinto hanno organizzato bene la loro scacchiera, e si può solo dire che era prevedibile ogni schema - di attacco e di difesa. Campbell abbandonato nel deserto della metà campo olandese come fosse il centravanti del Chelsea; le rabbiose percussioni di Robben, ripetutamente falciato; le parate spettacolari e fortunate di Keylor Navas; pali e traverse e 'porta stragata' come si suol dire. E' l'atteso assedio, ma c'è sempre una mossa disponibile a Pinto per evitare lo scacco matto. Si devono battere i calci di rigore ed entra l'eroe del giorno, Tim Krul. Lungo come la fame e largo quasi come la porta, è uno specialista. C'è chi si porta il cuoco di fiducia, chi nasconde in valigia il fisioterapista e chi la fidanzata, van Gaal ha ben nascosto, nella rosa dei ventitré,  il pararigori. Krul Ha dato spettacolo. I costaricani provavano a traccheggiare e perdere tempo anche in questa situazione, ma obiettivamente non meritavano di andare più lontano di così. A San José riceveranno l'accoglienza che meritano.

"Bravo Pipita, finalmente ti sei sbloccato". In effetti: centravanti stitici, nervosi, criticati, soli sotto il solleone. Fortunatamente infortunati, come Aguero; terribilmente improbabili, come Fred. Non è la loro Coppa. Povero Campbell - come si diceva -, povero Van Persie, ieri sperduto nella folla dell'area di rigore costaricana e sempre caduto nelle trappole del fuorigioco seminate dappertutto da Pinto. Origi e Lukako, un gol a testa in cinque partite. Peralta. Diego Costa. Mitroglu. Drogba. Dzeko. Immobile. Cavani. Rooney - se è da considerare ancora un 'centravanti'. Tutte comparse di cui nessuno s'è accorto. Piccoli camei per Klose (part-time efficace, full-time inservibile). Mandzukic. Gyan. Balotelli. Suarez. Jackson Martinez. Meglio di tutti Benzema, che però i tedeschi hanno poi deciso di escludere dalla sceneggiatura. In effetti: tra un po', nessuno vorrà più giocare da numero nove. Il ragazzino che si presenterà al centro sportivo, al campo dove s'allenano i suoi amichetti, quando si sentirà chiedere dall'allenatore "in che ruolo giochi?", risponderà "giostro da falso nueve, ma anche da trequartista indifferentemente di destra o di sinistra o centrale dietro un'unica purché statica, stitica e in fin dei conti inutile punta". E prima ancora, quando nei campetti senz'erba o sulle strade a fondo chiuso si organizzeranno le partitelle nei pomeriggi d'estate, il più scarso non verrà lasciato a fingere di difendere due pali messi insieme con gli stracci, ma a fare il centravanti. E il suo destino sarà il medesimo di chi una volta se ne stava fermo davanti a quella rete immaginaria. Lunghi pomeriggi da trascorrere senza mai toccare un pallone.

Mans