18 marzo 2012

Condannati a disinteressarsi a se stessi


Nella mia gloriosa carriera di tifoso viola questo non lo avevo davvero previsto. La Fiorentina nella sua storia ha vinto due scudetti, sei coppe italia e poco altro: non un palmarès eccezionale, ma davanti al pubblico amico non aveva mai perso con cinque gol di scarto. Mai. Ieri è successo anche questo e non contro una rivale qualsiasi, ma contro la juventus. Un'umiliazione storica, un colpo apoplettico, uno tzunami calcistico che da queste parti non dimenticheremo mai, una vergogna che solo vincendo con sedici gol di scarto a Torino, di cui uno di Boruc di testa su calcio d'angolo di fantozziana memoria, potrebbe essere lavata via.

Allora, con il groppo alla gola per il dispiacere e per la rabbia, viene da porsi una domandina: come si è arrivati a tutto questo dopo aver sfiorato, meno di due anni fa, i quarti di finale di CL e non averli centrati solo grazie ad un arbitro obeso e del tutto inadeguato? A Firenze ci si interroga e si danno risposte diverse, alcune bizzarre, altre semplicemente dettate dalla voglia di inveire contro chi ci ha costretti a questa clamorosa umiliazione. Io penso che ci siamo arrivati per accumuli progressivi.
La Fiorentina è una squadra costruita male, malissimo perché ha troppa qualità per il ruolo che le è stato affidato dalla sua stessa proprietà. Prandelli, sia sempre laudato, chiedeva coerenza negli investimenti (mica chiedeva Messi, Xavi o la nonna di Ibra) ed è stato cacciato. Chi lo ha sostituito era meno inetto di quanto non sia sembrato a tutti i fiorentini, semplicemente non era la persona giusta per sostituire san Cesare e ha dovuto combattere con il tronfio Corvo Magno, un personaggio maneggione e avvolto dalle nebbie del "come conclude davvero le sue trattative?" o "perché le conclude sempre con i soliti tre procuratori e le solite due squadre?" et similia.

Tale corpulento personaggio è colui che ha in mano l'area tecnica della Viola da sette anni e se l'è sempre voluta gestire da solo (il Magnifico Cesare era un ingombro eccessivo per lui): accontentato! Il nostro genio del Salento deve aver pensato: "mi prendo un tecnico giovane, promettente che mi permette di fare il comodo mio senza troppo rompere". Le cose gli sono andate bene a metà. Il tecnico ha sempre accettato la squadra che gli ha fatto il buzzico (come se a me chiedessero di buttarmi da tremila metri con un paracadute fornitomi da un altro e che non ho mai visto), ha fatto qualche errore di gioventù (vi prendo tutti a calci nel sedere ecc.) e il risultato è stato un campionato mediocre con un non esaltante nono posto. Il giovane tecnico credeva che le cose andassero meglio l'anno dopo ma ciccia, la squadra gliela rifà il panzutone salentino che ci mette un mix di bidoni colossali e gente qualitativamente discreta pregando eupalla che Jojo tornasse più forte di prima.

Le cose non vanno così bene e allora a novembre si caccia il giovane tecnico e si prende quello che chiede la piazza: Delione. Alcuni post scritti su fiorentina.it mi sono testimoni. Dissi allora che Delio, ottimo allenatore e persona squisita, non era adatto né a questa città né tantomeno a entrare in corsa. Ieri qualcuno spero abbia capito perché.

Oggi la Fiorentina è una squadra di buoni molli a cocopro. Un gruppo interinale dove il centravanti acquistato tre mesi fa è già in scadenza di contratto. Dove il portiere, ruolo fondamentale nel calcio, non sa se verrà riconfermato. Dove il giocatore più rappresentativo, l'unico nazionale, ha già le valigie in mano da un anno e mezzo. Dove il numero 10, quello di Antognoni e Baggio tanto per capirsi, è sulle spalle di un minatore. Dove è capitano un energumeno che in altre piazze sarebbe già stato mandato in lega pro. Dove il presidente sta al calcio come io sto al cricket. Dove l'AD è un ex commercialista di quartiere. Dove il patron restaura colossei e a Firenze non si vede da due anni. Dove i tifosi si sono rotti e dopo la delusione di ieri credo torneranno allo stadio solo se insieme alla squadra entrerà in campo Monica Bellucci gnuda!

Insomma, siamo una città ormai disinteressata alla squadra, ma ciò che è più grave e inquietante è che la squadra è totalmente disinteressata a se stessa.

Cibali