Oje vita mia
La sconfitta del Napoli in casa del
Torino è arrivata proprio quando gli azzurri erano ad un passo
dall'agguantare la Roma al secondo posto. Benítez,
dopo il ritorno di Europa League contro il Trabzonspor (poco più di
un allenamento, forti del 4 a 0 ottenuto all'andata) ha affrontato la
partita schierando praticamente la formazione migliore, unica
eccezione per il ruolo di esterno offensivo sinistro, affidato a De
Guzman, lasciando in panchina Gabbiadini (Insigne infortunato e
Mertens squalificato). Mariano Andujar è oramai il titolare tra i
pali partenopei.
Nel primo
tempo il Napoli non pressa alto, attende i granata nella propria metà
campo; atteggiamento che pare incomprensibile e che non porta a nulla
di fatto. La squadra allenata da Ventura viene da una striscia di
oltre 10 risultati utili consecutivi ed è carica psicologicamente
per aver espugnato, prima italiana in assoluto, il San Mamés di
Bilbao in Europa League; compatta, densa e attenta, desta qualche
preoccupazione col solito amato/odiato (dai tifosi partenopei)
Quagliarella e, sulla fascia destra, con Peres ostico ospite di
Strinić. Il primo tempo si chiude con poche
emozioni e la sensazione di un Napoli incomprensibilmente attendista,
quando in molti si auspicavano un assalto alla porta torinese.
Al
rientro finalmente il Napoli si scuote e attacca con maggior
convinzione pur senza trovare la via del goal
né riuscendo a trovare in Hamšík il capitano di cui si ha bisogno
in queste situazioni; lo slovacco viene sostituito per l'ennesima
volta intorno al 60', costretto a cedere nuovamente la fascia
di capitano; un gesto che, ripetuto così di frequente, inizia a
destare più di un dubbio sulla effettiva leadership
riconosciuta al giocatore da parte di Benítez.
Comunque sia, Hamšík esce ed entra Gabbiadini, che occuperà la
fascia alta sinistra mentre De Guzman si sposta in posizione di trequartista.
Sbuffi di fatica: sei reti in stagione pesano molto sulle spalle di un difensore. |
Pochi
minuti e Koulibaly, da centrocampo, effettua un grottesco passaggio
all'indietro letteralmente regalando il primo calcio d'angolo al
Torino. Il Napoli ne aveva battuti diversi sino ad allora senza un
briciolo di idea, applicando sempre lo stesso schema di appoggio
corto ad un compagno stazionante nei pressi della lunetta per poi
tentare il cross. Il Torino invece è micidiale,
grazie ad Albiol che si lascia sfuggire Glik che di testa insacca (ed
è la sesta volta quest'anno, cifra quasi irragionevole per un
difensore). Siamo al 68' e ci sarebbe tempo per recuperare; il Napoli
ci prova, rendendosi pericoloso soprattutto con Gabbiadini, che
colpisce anche un palo da tiro libero, lasciando più di qualcuno
perplesso sul suo utilizzo parziale, essendo in
piena forma e rientrando in molte delle azioni da rete del Napoli
nelle ultime uscite, a differenza di Callejón che ha realizzato una
sola rete nelle ultime 15 partite (che pure ne aveva fatte 8 nelle
prime 10). Gli ingressi di Inler (molti errori) e di
Zapata nel finale (rinunciando ad un difensore) non smuovono il
risultato: ennesima sconfitta esterna per il Napoli contro una
squadra alla sua portata.
Ciò che poi accade
nel dopo partita è imbarazzante: Benítez
è nervoso e si presenta, come da contratto, ai microfoni delle
emittenti sportive ma non offre alcuna dichiarazione, lasciando ai
commentatori il dubbio se la sua rabbia sia dovuta più ad un mancato
rigore per fallo di mano o ad una mancata espulsione di Quagliarella
per un intervento scomposto su Callejón, arrivando ad affermazioni
fuori luogo con strascichi fino alla vigilia della delicata
semifinale di Coppa Italia [vedi].
Visto il pari
rimediato dalla Roma impegnata contro la Juventus, si tratta
dell'ennesima occasione sprecata: la Roma allunga, seppur di poco, e
si porta a +4, mentre dietro la Lazio (prossima avversaria per la
Coppa Italia) si trova a 2 punti e la Fiorentina a 3. E domenica
arriva l'Internazionale al San Paolo mentre le due inseguitrici si
incroceranno all'Olimpico lunedì.
Pope