19 marzo 2015

Toni foschi

Oje vita mia

Perdendo 2 a 0 domenica sera con l'Hellas Verona il Napoli ha subito la terza sconfitta nelle ultime cinque partite (in cui ha raccolto solo 4 punti sui 15 a disposizione). Le tre sconfitte sono arrivate tutte fuori casa (con Palermo, Torino e Verona), mentre in casa si sono viste una vittoria col Sassuolo e un pareggio con l'Inter; questo cammino incerto ha rallentato la corsa degli azzurri che fino a poco fa erano proiettati verso il secondo posto, facendoli addirittura indietreggiare al quarto a favore della Lazio la quale ha lentamente ma costantemente eroso il divario che la separava da Roma e Napoli, così come hanno fatto anche la Fiorentina e la Sampdoria. A undici giornate dalla fine la lotta per i due posti che garantiscono l'accesso alla Champions League si riapre inaspettatamente a nuove contendenti, principalmente per demerito dei giallorossi e degli azzurri: la Roma ha inanellato una sequenza impressionante di pareggi mentre gli uomini di Benítez, dopo una serie notevole di risultati utili, sembrano ripiombati nella crisi di risultati di inizio anno.
Se contro l'Inter i partenopei hanno giocato 70' di buon calcio facendosi poi rimontare 2 goal nel finale, contro il Verona il Napoli è stato irriconoscibile sin dal primo minuto. Il professore spagnolo attua un sostanzioso ricambio dell'XI in campo, con Mesto terzino destro, Inler (ritornato in forma mentale e fisica ai suoi massimi livelli) accanto a Lopez, in panca Higuain, Callejón e lo spumeggiante Gabbiadini per schierare De Guzman alto a destra, Mertens a sinistra e Zapata al centro. Il Napoli non riesce a imporre il proprio gioco e incassa due reti, una per tempo, dal solito Toni.

Sì, Rafa, hai visto bene: Toni si è girato in area in mezzo a 5 dei tuoi
e con l'anca ha fatto capitombolare Mesto su Andujar per tirare a porta vuota...

Nel complesso ci sono stati segnali positivi solo, come già anticipato, da Inler e pure dal piccolo belga; il resto della squadra è apparso molle, distratto e sempre in ritardo, cumulando numerose imprecisioni anche per passaggi apparentemente semplici, come nel caso del secondo goal, dove il contropiede veronese è innescato da un'incertezza di Lopez.
Un Benítez evidentemente intossicato dalla prestazione dei suoi (ma forse anche dai continui cori ingiuriosi sul suo aspetto fisico da parte del pubblico di casa) decide di mandare in campo il terzetto fino ad allora lasciato in panchina: Callejón per De Guzman è il primo cambio naturale, rigorosamente effettuato intorno al 60'. Il secondo cambio, pochi minuti dopo, dichiara la necessità di recuperare il doppio svantaggio: Higuain entra per Mesto e l'assetto della squadra cambia, con l'esterno spagnolo arretrato a sacrificarsi come terzino e l'argentino a navigare, come si usa dire, tra le linee avversarie, con Hamšík spostato sulla fascia destra. L'ultimo cambio è all'82' e vede Gabbiadini entrare per Hamšík (e ancora una volta il capitano deve cedere la fascia a partita in corso...): il giovane attaccante pare essere in uno stato di grazia sebbene Benítez lo usi col contagocce: impressionante il suo tiro da 40 mentri, praticamente da fermo, potentissimo e preciso tanto quanto inefficace.
Il risultato non cambia e si ha la conferma che il percorso di questo Napoli abbia ripreso l'andamento sinuoso fatto di picchi altissimi e di altrettanti profondi inabissamenti. Molti, in città, suppongono che il mister spagnolo, da asso di coppe quale è, stia puntando all'Europa League più che al secondo (o terzo) posto in Campionato, che garantirebbe l'accesso diretto alla Champions League il prossimo anno. Molti sono convinti che andrà via a fine stagione (al Real Madrid, che si appresta a esonerare Ancelotti per decisione della curva?). La verità, per ora, la conoscono solo Benítez e De Laurentiis e a noi fideles napoletani non resta che sperare.

Pope