22 giugno 2012

Il ruolo più bello del mondo

Alla fine del secondo quarto di finale il Cesarissimo nostro deve aver pensato: "meno male io c'ho Buffon!". Si perché il destino di questa partita pareva già scritto, ma il ct greco ci ha messo del suo. E' andata come doveva andare e come io speravo non andasse. Questo è uno sport meraviglioso e niente affatto facile. Non è facile giocare a calcio, lo sanno anche i pulcini, figuriamoci i professionisti. Ma c'è un ruolo fra tutti gli altri che è più bello, più difficile e carico di fascino, spesso bistrattato e mai considerato per quanto conta davvero: è il portiere. Stasera se ne è avuta la conferma. Gli allenatori bravi sanno che nel calcio si vince soprattutto se non si subiscono gol. E' così da sempre e così sarà sempre, a meno di eccessive interferenze del boiardo svizzero il quale, ogni volta che apre bocca, rischia di snaturare, inquinandola, questa nostra meravigliosa dipendenza.

Il ct della Grecia stasera aveva poche chanches e lo sapeva. Aveva puntato tutto sull'esperienza mettendo in campo un ospizio camuffandolo da squadra di calcio. Di fronte aveva quella che molti commentatori, con eccessiva disinvoltura a mio avviso, hanno definito la squadra migliore dell'europeo. La Germania è forte. Ha un tecnico coraggioso e un tasso tecnico altissimo, ma non sa difendere. Porta cento giocatori nell'area avversaria ad ogni azione, anche quando parte veloce, e fa molta fatica a rientrare. Quando affronterà una squadra di calcio pagherà questo atteggiamento. Ma stasera ha vinto e segnato quattro gol. Bisogna fargli i complimenti.

Michalis Sifakis mentre si prepara a ipnotizzare gli avanti teutonici

La Grecia, si diceva, non poteva fare di più; a questi livelli l'esperienza non basta e non basta il talento. Servono molte altre cose. Serve fortuna, coraggio, organizzazione, quell'elemento chimico inspiegabile che trasforma undici uomini in una squadra di calcio vera. Ma soprattutto serve la consapevolezza di esserci perché lo si è meritato. Questo è mancato stasera a tale Michalis Sifakis da Creta, classe 1984, portiere dell'Aris Thessaloniki. Quando Santos gli ha comunicato che avrebbe giocato (Tzorvas avrebbe fatto peggio?) il buon Michalis deve aver pensato: "noooooooo! proprio io! perché? e ora? dove mi nascondo?". Il ragazzo è entrato in campo con una faccia che diceva tutto. Sembrava un condannato ai lavori forzati. In quel momento ogni esperienza della propria vita, anche la più nefasta, deve essergli parsa una bazzecola dinanzi al compito che l'attendeva: difendere la porta della Grecia, il suo Paese, in un quarto di finale dell'Europeo. La partita è iniziata e la faccia del povero Sifakis è andata afflosciandosi sempre di più. Ogni volta che i Teutonici tiravano in porta, anche da trenta metri, aveva lo sguardo perso, sembrava strabico; infatti non riusciva a bloccare un solo tiro, anche il più banale. Andava giù sempre in ritardo e non chiudeva mai la presa sulla palla, semplicemente perché la palla non la guardava, o non la vedeva.

Il gol di Lahm è stata la consumazione del dramma personale di Michalis. Tiro teso, ma centrale. Buffon l'avrebbe parato fumandosi una sigaretta. Il buon portiere acheo ha fatto un tuffo commovente. Era proteso verso se stesso, la palla era un'intrusa, e infatti a se stesso è arrivato. La palla era già dentro. Il resto della partita è stato un supplizio. Soprattutto dopo il pareggio di Samaras, perché a quel punto più di prima occorreva difendere il risultato e il portiere deve fare quello. Lì la fortuna non lo ha aiutato: Khedira ha fatto un gran gol, pararlo sarebbe stato un gesto tecnico eccezionale. E in quel momento è finita la partita della Grecia, ma non quella di Sifakis. Altri due gol: l'uscita su Klose è stata pazzesca.

A fine partita il buon Michalis era ancora in trance. Sotto shock, ma felice che fosse finita. Perché il calcio è meraviglioso, ma per fare il portiere non basta essere bravi: bisogna essere i migliori.

Cibali