23 giugno 2014, Arena da Baixada, Curitiba L'ultimo gol nella Roja di David Villa, recordman assoluto |
Impronosticabile - e impronosticato - era invece il livello siderale di questo torneo, mai così bello da decenni a questa parte. Sulle ragioni di ciò torneremo con calma a bocce ferme, ma un paio di motivi li abbiamo già abbozzati: trionfo tattico del gioco offensivo [vedi], e lacune tecniche della generazione "play station" [vedi]. In fase di pronostico mi ero limitato a mendicare qualche momento di bellezza, emulo in ciò di Mastro Eduardo ("il calcio ci riempie gli occhi") [vedi]. Siamo stati ascoltati: Eupalla ci ha donato gesta, episodi e protagonisti che ricorderemo per tutta la vita, per parafrasare un'espressione cesarea.
Qualche flash. Innanzitutto i colori del paese che ci ospita, la festa continua sugli spalti: il Brasile, a differenza dell'Italia che ha smesso di farlo [vedi], è un paese che continua ad amare il calcio, come confermano anche la marginalità cui sono state relegate le manifestazioni di dissenso (gli irriducibili sono ormai gli intellettuali alla Capalbio, per intenderci) in un clima che rimane consapevole dei problemi sociali e della corruzione politica [vedi].
I personaggi: su tutti "El Morisco" Herrera, CT esplosivo del Mexico, l'apolide Klinsmann che canta due inni nazionali, le lacrime irrefrenabili dell'ivoriano Serey Die, i 5 minuti concessi da Pekerman a Faryd Mondragon per diventare il giocatore più anziano di sempre ai Mondiali a 43 anni. In negativo: gli ammutinamenti dei nazionali africani (ultimi, in queste ore i nigeriani) per il "becchime", San Luis & Mister Hyde, il biscottino di Jogi e Jurgi, i furbetti della carrozzina, il fisioterapista dell'Inghilterra che si spezza la gamba esultando per il gol contro l'Italia, la lite in campo tra i due giocatori del Camerun ... e taciamo, per carità di patria, sullo spogliatoio degli Azzurri e sul "servizio pubblico" di mamma Rai.
Dal punto di vista tattico non sono emerse novità. Si è invece sviluppata la vocazione, ideologicamente "bielsista", al gioco offensivo. Abbiamo apprezzato il rigore applicativo della Costa Rica, che ha eliminato l'Italia con una linea difensiva altissima e ripartenze sulle ali. Buone sensazioni, ma da verificare con avversari più tosti, ha destato anche l'atteggiamento della Colombia, che applica un canonico 4-2-3-1. Ad impressionare è però il laboratorio di Van Gaal: difesa a tre, difesa a quattro, esterni a cinque come Kuyt, marcatura a uomo a centrocampo, spostamento al centro di Robben, verticalità fornita da terzini come Blind e Janmaat. Uno spettacolo di duttilità e di imprevedibilità. Con una speranza: vederlo all'opera contro Messi & C. nella semifinale all'Arena Corinthians di Sao Paulo del 9 luglio prossimo.
Azor