16 giugno 2014

"They are the pass masters"

Palloni giocabili / Rassegne stampa

Il rapporto degli inglesi con il football è, notoriamente, tra i più complessi del pianeta Eupalla. Non hanno inventato il calcio ma credono di averlo fatto. Lo hanno semmai re-inventato - come ha spiegato più volte e bene Giani Brera - quando svilupparono la pratica sociale dello "sport" nel corso dell'Ottocento, e ne sono stati reputati i maestri fino alla seconda guerra mondiale.

Italy’s veteran rolls back the years with a vintage display
in Italy’s 2-1 win over England
La "soccer revolution" degli anni 1950s svelò però il loro ritardo tattico e culturale rispetto al resto del mondo, come colsero subito Willy Meisl [vedi] e Brian Glanville [vedi]. Da allora, la storia della loro Nazionale è quella di una continua disillusione, che alcuni scrittori hanno provato ad "anatomizzare" (come Jonathan Wilson: vedi) o a "misurare" (come Simon Kuper, Stefan Szymanski: vedi). Resta il fatto che, a parte la Coppa Rimet del 1966 - molto, ma molto "casalinga" [vedi] -, non hanno mai vinto nulla, raccogliendo brutte figure e delusioni profonde fin dalla sconfitta con gli USA nel 1950, proprio in Brasile. In 64 anni sono approdati in semifinale solo una volta, nel 1990, oltre al 1966. E taciamo dei campionati europei.

La storia rivela un dato crudo e inoppugnabile: gli inglesi non sono una potenza calcistica. Il che sembra un paradosso. Gianni Brera nel 1970 si convinse che "i ruvidi inglesi non sanno tener palla: debbono sempre correre, avventarsi, rischiare", e che li affliggano "la presunzione e la broccaggine". I sudditi di sua Maestà ovviamente non si arrendono al dover credere che questa sia la loro tradizione, soprattutto a fronte delle grandi vittorie internazionali dei club negli anni 1970s e 1980s, peraltro anche quelle un po' declinanti in questo secolo (solo 3 CL in 14 edizioni).

Quando i Leoni si qualificano ai Mondiali, e dal 1998 lo hanno fatto continuativamente, si rinnova ogni quattro anni il drammone nazionale dell'illusione preventiva e della delusione successiva. Così è stato anche quest'anno: allenatore, squadra, federazione, media, tifosi e ambiente tutto erano convinti, come tutte le altre volte, di poter fare finalmente bene. Benny Hill si era addirittura spinto a dire incautamente che "what makes me think we can win it [The Cup] is that it is a knockout competition" [vedi]. Dal cuore dell'Amazzonia è venuta l'ennesima conferma che non è possibile, nemmeno questa volta. Magari la prossima, chissà.

L'educazione britannica è comunque quella dell'understatement. E le reazioni della stampa dopo la sconfitta con l'Italia nella prima partita del Mondiale brasiliano ne sono una conferma. Si magnifica l'avversario, a cominciare da un fuoriclasse come Andrea Pirlo che ha mostrato cosa significhi giocare al calcio dal primo all'ultimo minuto, compresa la splendida punizione avvelenata che è andata a baciare la traversa sotto gli occhi stupiti di Joe Hart al 93°. Così il "Daily Mirror": "The veteran maestro nearly made the Manchester City goalkeeper look very silly indeed at the death in Manaus when his free kick cannoned off the bar" [vedi].

Scorriamo una breve rassegna giornalistica.

Andrea Pirlo the pass master stars in his own film to hurt England. Italy’s veteran rolls back the years with a vintage display in Italy’s 2-1 win over England
"The Guardian"

Italy prove they are the pass masters as Azzurri rack up highest accuracy ever recorded in a World Cup game since 1966
"Daily Mail"

Andrea Pirlo watch: Italian midfielder makes his mark against England without touching the ball
"Daily Mail"

Andrea Pirlo the master casts his spell for Azzurri
"The Times"

Mario Balotelli rises to wreck England's ambitions after signs of promise in Manaus
"The Indipendent"

Misery in Manaus as another Andrea Pirlo master-class condemns England to defeat
"Metro"

Pirlo and Balotelli provide Italy class and power
"USA Today"