
Così la partita c'è stata, eccome. Per la terza volta su tre, il Ghana incassa un gol nei dintorni del novantesimo e andrà a spendere il bottino lontano dal Brasile. Sfortuna. O Altro? Chissà. Certamente l'occasione era ghiotta, perché Jurgi e Jogi hanno messo in piedi una partitella apparentemente vera, certo con l'orecchio bene attento a quel che succedeva in contemporanea a Brasilia (dove tuttavia il match era difficile da decifrare). Cosa succedeva infatti a Brasilia? Di tutto. Lara Croft ha mancato il bersaglio una dozzina di volte. Boye, dal canto suo, ha lasciato intendere perché nessun top-club europeo abbia finora pensato di ingaggiarlo. Maldestro e anche - va ammesso - non troppo fortunato, realizza un'autorete ridicola: falso rimbalzo della gibigiana, deviazione di tibia e traiettoria impazzita, che tocca prima la traversa poi il palo e si spegne oltre il fatidico limes. Poi, il solito Gyan mette i suoi nella condizione di qualificarsi: basterebbe un gollettino nell'ultima mezzora, il Portugal è sulle ginocchia, imbottito di megaronzini e di umori cupissimi. Niente da fare. Sono proprio i lusitani a riaprire il tabellino. Quando alla fine manca una decina di minuti. Nani indirizza dalla fascia un cross nell'area del portiere; un africano colpisce male il pallone, lo alza a campanile, il portiere vorrebbe farlo suo ma è disturbato proprio da Boye, sicché finisce per smanacciarlo sui piedi di Lara Croft, che di sinistro timbra uno dei tanti inutili gol della sua carriera. Boye si precipita negli spogliatoi, a controllare che il mazzo di dollari sia ancora intatto e ben nascosto nella sua borsa.
In serata, nel cielo di Curitiba si alzano canti di ringraziamento per EupAllah dalla compatta massa di supporters algerini, imbandierati e dipinti e mascherati. Le loro preghiere, ripetutamente colte dalle telecamere, hanno sortito l'effetto che dovevano. La Russia viene eliminata con merito; talento scarso, organizzazione distratta, spirito di sacrificio e determinazione agonistica inadeguati a un mondiale. Don Fabio se la prende ufficialmente con l'arbitro, ma ha le sue responsabilità. Sarà per via dell'età, o della montagna di rubli piovuti nelle sue tasche, sarà la molle vita da nababbo di Mosca. Sarà perché anche l'interprete capisce poco di quello che dice e che vuole, e trasmette indicazioni confuse. La mascella è sempre indurita, lo sguardo non si è addolcito. Ma questo XI non sembrava pilotato da lui.
Mans